Milano è Memoria: un nuovo murale per la Resistenza alla Cittadella degli Archivi

© Flickr.com / Comune di Milano

Milano, 23/04/2024.

Onorina Brambilla, Carla Capponi e Giovanni Pesce. Tre protagonisti della Resistenza italiana raffigurati su una parete della Cittadella degli Archivi di Milano, nel cuore di Niguarda, uno dei primi quartieri milanesi a insorgere contro il regime fascista nell’aprile del 1945. I loro volti sono stati scelti dal Comune di Milano e dagli autori del murale, intitolato Manifesti della Resistenza 1945-1985, nella cornice del progetto Milano è Memoria per celebrare l’identità di Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza.  

Inaugurato sabato 20 aprile 2024 nell'ambito delle celebrazioni per la Festa della Liberazione, il murale è stato realizzato dall’artista milanese Davide Ratti, detto Ratzo, del Collettivo VolksWriterz in collaborazione con l’associazione Another Scratch in the Wall ed è un tributo della città alla sua storia partigiana, con un particolare omaggio alle donne della Resistenza. Nell’opera, infatti, spiccano i volti di Carla Capponi, gappista medaglia d’oro al valor militare che partecipò alla Resistenza romana, e Onorina Brambilla (Nori Pesce), nome di battaglia Sandra, grande figura della storia milanese di Liberazione, che amava definirsi partigiana, antifascista comunista. Con loro Giovanni Pesce, nome di battaglia Visone, dal 1951 al 1964 consigliere comunale a Milano dove conobbe e sposò la coraggiosa e indomita staffetta Nori.

Al volto delle tre coraggiose e storiche figure fa da sfondo la bandiera dei Gap, i Gruppi di Azione Patriottica di cui tutti e tre avevano fatto parte. Accanto ad essi è raffigurata una imponente teoria di bandiere rosse che rimandano ai celebri dipinti Festa Cinese di Mario Schifano e I Funerali di Togliatti di Renato Guttuso. Sotto di esse una barricata partigiana ispirata alle immagini fotografiche e alla documentazione conservata presso la Cittadella degli Archivi, che già è stata oggetto della mostra Manifesti dalla Resistenza 1945-1985, da cui appunto prende titolo anche l’opera. 

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