Elena Di Porto era un’abitante del ghetto di Roma dal carattere particolare: dichiarata pazza dal regime, non lo era affatto. Nata nel 1912 da un'umile famiglia ebraica, era una donna dal carattere singolare e ribelle, profondamente anticonformista. Separata dal marito, indipendente, antifascista convinta e temeraria, poco disposta ad accettare passivamente ogni forma di sopruso, soprattutto nei confronti degli altri.
Lo spettacolo trae spunto dal libro storico del ricercatore archivista Gaetano Petraglia, La Matta di Piazza Giudìa, che, attraverso documenti d'archivio inediti e testimonianze orali, ricostruisce con precisione la vita di questa donna straordinaria. Tra brani di repertorio e musiche originali suonate dal vivo, il racconto scenico degli itinerari interiori di Elena passa attraverso la battaglia contro le angherie del regime, la persecuzione razziale, i reiterati ricoveri nell'Ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, gli scontri con le squadracce fasciste, il confino in Basilicata, il ritorno a Roma, il vano tentativo di resistenza durante l'occupazione nazista della Capitale fino al rastrellamento del 16 ottobre 1943 e la deportazione ad Auschwitz. Il tutto in un crescendo di emozioni dove la protagonista racconta, in un romanesco addolcito, la sua vita e i suoi scatti d’ira che la mettevano nei guai quando non ce la faceva più asubire le angherie e per dirla con le parole sue je partiva er chicchero.