Sulle pareti esterne alle sale è allestita l’opera E le stelle stanno a guardare (2008-2009): l’artista ha raccolto per un intero anno, da settembre 2008 a settembre 2009, i numeri del settimanale italiano Internazionale, affiancando alla copertina di ogni numero l’oroscopo del proprio segno zodiacale, il Capricorno, pubblicato di volta in volta nella rubrica curata da Rob Berzensky nel medesimo giornale.
Il suono è nuovamente protagonista dell’opera “ ” (2001). Il rumore dei passi su un pavimento ricoperto di cocci di vetro che si sgretolano a ogni movimento riempie lo spazio della stanza con il loro rumore e quello dei visitatori. L’atto di appropriarsi di uno spazio torna più volte nella pratica di Liliana Moro. L’installazione Spazio libero (1989) viene finalmente riproposta dopo oltre trent’anni: ispirata ai cartelloni pubblicitari sfitti che, nell’idea dell’artista, restituiscono un senso di libertà, possibilità e apertura, l’opera anticipa l’utilizzo dell’elemento verbale nel suo lavoro, che da questo momento in avanti diventerà un ambito di indagine importante, tramutandosi in scritte luminose al neon. Nella stessa sala, Avvinghiatissimi (1992) rappresenta simbolicamente un abbraccio struggente e al contempo commovente: una serie di fogli in gommaspugna stretti da cinghie rosse e ai lati due casse acustiche che diffondono il tango di Astor Piazzolla Regreso al amor.
Nel suo lavoro, Liliana Moro si è spesso interessata al mondo animale, con grande rispetto e un’attenzione volta a ribaltare il senso di superiorità con cui l’essere umano si relaziona alle altre specie. Con In onda (2021) il visitatore si ritrova isolato in un ambiente completamente buio riempito solo da suoni registrati nel profondo del mare che riproducono le voci e i rumori emessi dai pesci sott’acqua, ponendo l’attenzione sull’inquinamento acustico dei mari che ne sta pericolosamente alterando la fauna.
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