A Seed Under Our Tongue, mostra antologica di Saodat Ismailova

Al centro dello spazio, due aree di proiezione, una di spalle l’altra, presentano in loop quattro film. Da un lato, The Haunted (2017) è un incontro simbolico e suggestivo con la tigre del Turkestan, estinta in epoca sovietica in seguito al processo di industrializzazione. L'animale diviene metafora della ricchezza di tutte le lingue, memorie e paesaggi che stanno scomparendo o che vengono alterati da sistemi di controllo e di potere. Considerata un archetipo sacro e messaggero degli antenati, la tigre continua a vivere oggi nella memoria collettiva e nei sogni delle persone. Il film si alterna a 18,000 Worlds (2023), basato su un montaggio di filmati raccolti nell’archivio dell'artista nel corso di anni. L’opera è ispirata alla concezione del filosofo persiano del XII secolo Sohrawardi, secondo cui noi viviamo in uno dei 18.000 mondi che compongono l'universo: un’idea, questa, che Ismailova ha appreso dalla nonna, figura centrale per la sua formazione. Il film riflette anche sull’idea di resistenza e di speranza di fronte a una globalizzazione inevitabile, presentando mondi e voci differenti che si oppongono al suo impatto.

Dall’altro lato, Chillahona (2022) si alterna a Two Horizons (2017). Presentata in anteprima in Italia in occasione della Biennale di Venezia nel 2022, Chillahona è un'installazione video a tre canali accompagnata da un grande ricamo, che traspone elementi del film nel tessuto. Reinterpretazione moderna del ricamo cosmologico uzbeko noto come falak, questo oggetto è stato disegnato da Ismailova e realizzato da Madina Kasimbaeva: rappresenta una cosmologia in dialogo con le immagini del film, che affronta il senso di vuoto e disordine durante il periodo della Perestrojka in Uzbekistan, a seguito del crollo dell'Unione Sovietica. Il titolo fa riferimento al numero 40, altamente simbolico nella tradizione, e alla pratica catartica femminile di osservare il silenzio per 40 giorni: Chilla significa infatti 40 in lingua persiana. In un’indagine che abbraccia un mito antico e storia moderna, Two Horizons ruota attorno all'idea di vita eterna. Il film intreccia la leggenda del primo sciamano, di nome Qorqut, che cercò di raggiungere l'immortalità sfidando la gravità, con le vicende della stazione spaziale sovietica di Baikonur, sulle rive del Syr Daria, dove Yuri Gagarin orbitò per la prima volta intorno alla Terra nel 1961.

Installate attorno ai film, insieme alle sculture già citate AmanatA Guide e The Mountain Our Bodies Emptied, si trovano nuove opere e interventi che sviluppano e danno forma concreta alle storie e ai temi affrontati nelle immagini in movimento. The Haunted (2024), ad esempio, interpreta e traspone visivamente l’omonimo film del 2017 in un pannello tessuto a mano di seta e velluto, coinvolgendo artigiani del luogo e forme d'arte tradizionali e sottolineando anche la concezione che l'artista ha del film come di un intreccio. In una nuova installazione, Ismailova utilizza il crine di cavallo, materiale distintivo nella sua pratica e impiegato un tempo nella regione per segnalare le tombe dei santi o per la produzione di veli femminili. In mostra è l’elemento centrale della scultura sospesa lunga 11 metri lungo la quale vengono proiettate le parole del giovane poeta contemporaneo uzbeko Jontemir Jondor. Mentre per il nuovo lavoro che utilizza immagini d’archivio girate sul monte Sulaiman-Too nel 1928, proiettate su 24 pannelli di seta fluttuanti, Ismailova riflette sul formato del cinema (le proporzioni dello schermo così come la velocità di 24 fotogrammi al secondo) e sulla natura stratificata delle storie, suggerendo ciò che si perde o resta nascosto sotto la superficie visibile.

Infine, la forma del monte Sulaiman-Too, ritagliata e ricamata sulla tenda d'ingresso, che accoglie i visitatori all’inizio del percorso, diventa una lente attraverso cui decodificare la mostra. Lo stesso motivo è ripreso nelle cinque sedute all'interno dello spazio espositivo, che ricreano i cinque picchi più alti della montagna. Queste forme, ricavate dal rilievo orografico del monte, evocano il senso delle ere geologiche e incarnano un'idea tangibile di stratificazione e di trasmissione attraverso i secoli, connettendo le opere con l’eredità duratura del paesaggio.

L'inaugurazione è fissata per le ore 19.00 di mercoledì 11 settembre 2024; la mostra è poi visitabile a ingresso gratuito fino a domenica 12 gennaio 2025 dal giovedì alla domenica in orario 10.30-20.30. Info e prenotazioni allo 02 66111573.

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