Contenuto in collaborazione con Orchestra Sinfonica di Milano
Durante la stagione 2024/2025 l’Orchestra Sinfonica di Milano mette in dialogo la musica sinfonica con le altre discipline. È la rassegna Intersezioni, che, dopo il primo appuntamento di sabato 26 ottobre, dedicato a un parallelismo tra musica e arte figurativa in collaborazione con la Pinacoteca di Brera, torna all’Auditorium di Milano alle ore 18.00 di sabato 30 novembre con Voyager golden record: la musica nello spazio profondo, lezione-concerto che vede la musica sinfonica in dialogo con l’astronomia.
Protagonista sul palco è Matteo Miluzio, astrofisico e divulgatore che gestisce il portale di divulgazione scientifica Chi ha paura del buio? insieme all’Orchestra Sinfonica di Milano e il maestro concertatore Luca Santaniello.
Al centro di questo appuntamento, appunto, il progetto della Nasa del 1977, con cui, in occasione del lancio delle sonde Voyager nello spazio profondo, fu immesso nello spazio un messaggio musicale e culturale destinato a eventuali civiltà extraterrestri: il Voyager Golden Record. Nonostante il materiale prezioso di cui è fatto, l’incredibile valore del Voyager Golden Record risiede in ciò che custodisce: un messaggio per altre, ipotetiche civiltà, un messaggio a cui la specie umana affidato una sorta di eredità, un frammento di noi, dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini, della nostra musica, dei nostri pensieri.
L’esplorazione spaziale, infatti, non rappresenta solamente la necessità umana di oltrepassare i propri limiti. È anche, o forse soprattutto, il desiderio dell’uomo di sopravvivere al proprio tempo. Di lasciare un segno che possa essere recepito da chi viene dopo, o da chi è, appunto, lontano. Questo meraviglioso e disperato sentimento umano è incarnato dalle due sonde Voyager: entrambe sono ora nello spazio interstellare dopo aver abbandonato l'eliosfera, a oltre 18 miliardi di km da noi, una distanza che la luce percorre in circa 20 ore. Dopo oltre 40 anni, dopo aver regalato immagini indimenticabili come le prime in assoluto di pianeti come Urano e Nettuno, le Voyager ancora funzionano. Pochi dati, un segnale debole, ma sono ancora in grado di comunicare con la Terra.
Il contenuto del Voyager Golden Record venne scelto da un gruppo di persone guidate dal leggendario astrofisico Carl Sagan. Il compito era arduo. Da un lato, la necessità di qualcosa che non descrivesse solo che cosa fossero gli uomini, ma che raccontasse, soprattutto, i loro sentimenti. Dall’altro, la difficoltà di comunicare quelle cose ad un’altra civiltà. Se una civiltà lontana lo decifrasse vedrebbe oltre 100 immagini del nostro mondo, tra cui il nostro Dna, una madre che allatta il proprio bimbo, una strada trafficata, uno spartito musicale o una pagina di un saggio di Newton, a ricordare la nostra storia culturale. Ascolterebbe messaggi di pace e saluti in oltre 50 lingue, partendo dall’accadico, una antica lingua di 6000 anni fa.
La musica non poteva mancare: un linguaggio che unisce tutte le popolazioni del mondo, il linguaggio della natura. Ecco che compaiono Bach, Mozart, Beethoven (ma anche Chuck Berry). Vi sono poi i suoni della Terra: la storia del nostro pianeta, della nostra vita, dei nostri sentimenti. Dal suono delle sfere (i suoni delle orbite dei pianeti), passando ai suoni di un vulcano, di un terremoto, un temporale. Il rumore delle onde o della pioggia e del vento. Il canto degli uccelli o delle balene, il barrito di un elefante. E poi, l’uomo: il rumore dei passi, il battito del cuore, il pianto di un bambino e le risate di un uomo. Il rumore del fuoco, che segna i primi passi del nostro progresso, passando poi dal codice Morse, che annuncia l'alba delle comunicazioni moderne.
Alcune istruzioni per decifrare il Voyager Golden Record sono contenute sulla copertina, assieme alla posizione del nostro Sole nella Galassia. Ma le probabilità che qualcuno possa trovarlo e leggerlo sono pressoché nulle: sopravviverà forse per sempre, portando verso l’infinito il nostro messaggio. Un messaggio di amore verso il cosmo. Ma più probabilmente un messaggio di amore verso l’intera umanità.
Insieme a Matteo Miluzio e all’Orchestra Sinfonica di Milano con il maestro cncertatore Luca Santaniello, sulle note di Bach, Mozart e Beethoven, sabato 30 novembre 2024 alle ore 18.00 all’Auditorium di Milano si racconta uno dei viaggi più straordinari che gli uomini abbiano mai intrapreso, un segno della loro infinita speranza e determinazione e del loro disperato bisogno di sopravvivere al loro tempo in un universo vasto e fantastico.