Dal 7 novembre al 13 dicembre 2024 presso il Circolo Arci Corvetto, in via Oglio 21 a Milano, è aperta al pubblico la mostra L'altra Resistenza: storia e memoria degli internati militari italiani, composta da due esposizioni fotografiche realizzate rispettivamente dall’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (Anpc) e dalla sezione di Rho dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), in collaborazione con l’Associazione Nazionale Ex Internati nei lager nazisti (Anei) e con il patrocinio e il contributo del Comune di Milano nell'ambito del progetto Milano è Memoria.
Milano ricorda la Resistenza non armata e il sacrificio di centinaia di migliaia di combattenti italiani, ufficiali, sottufficiali e soldati che rifiutarono di unirsi alle truppe della Repubblica di Salò e del Reich. Catturati dopo l'Armistizio dell'8 settembre 1943. furono privati dello status di prigionieri di guerra e ridotti a internati militari così da poter essere deportati nei campi di concentramento. In molti vi trovarono la morte a causa di maltrattamenti, stenti e malattie. E molti ancora non sopravvissero dopo il ritorno in patria.
Milano conserva un legame particolare con questi uomini. Si calcola che almeno 15 mila internati italiani fossero originari dell’area milanese, un migliaio dei quali morti o nei lager. Nel Tempio Civico di San Sebastiano, a Milano, in via Torino 28, è custodita dal 1970 l’urna dell’Internato Ignoto, giunta in città dalla Germania nel 1952. Accanto all’urna è esposta la bandiera storica dell'Anei Milano.
Gli internati militari italiani sono stati una parte cospicua dei militari (ufficiali, sottufficiali e soldati) catturati dopo l’armistizio in Italia e su tutti i fronti di guerra. La grandissima maggioranza degli internati rifiutò di combattere per il Reich nazista o per la Repubblica sociale italiana di Benito Mussolini. Cosicché fu loro tolto lo status di prigionieri di guerra e venne attribuito quello di internati militari, in modo da privarli della protezione garantita dai trattati internazionali dell’epoca. Con la complicità di Mussolini, furono rinchiusi in molti lager e utilizzati nel lavoro coatto come schiavi di Hitler. Il numero di coloro che dissero no al nazismo e al fascismo oscilla tra 600 e 700mila. Nei lager furono assassinati o morirono di stenti, malattie e fatica circa 50 mila militari; altri ex internati morirono dopo il rientro in patria a causa delle patologie contratte a causa della prigionia.
Di certo, la scelta del no fu dettata da una coraggiosa ribellione contro il fascismo, che aveva segnato la loro gioventù. E la decisione di rischiare la vita rimanendo nei lager fu un comportamento inequivocabile di Resistenza non armata, che privò le forze armate nazifasciste di centinaia di migliaia di combattenti.
Durante il periodo espositivo sono inoltre in programma diversi eventi collaterali. Sabato 23 novembre, dalle 9.30 alle 13.30, si tiene la conferenza L’odissea degli internati militari: la guerra, la deportazione, il ritorno, con interventi degli storici Valentina Villa (Università Cattolica di Milano), Marco Cuzzi (Università degli Studi di Milano) e Barbara Bracco (Università degli Studi di Milano Bicocca). Mercoledì 27 novembre, nello stesso orario, si svolge un workshop rivolto ai volontari di Arci Servizio Civile.
Venerdì 29 novembre, alle ore 21.30, va in scena lo spettacolo della compagnia teatrale Gurb dal titolo Le scarpe mi stanno strette: l’ingegno degli internati militari italiani nei campi di prigionia. Infine venerdì 13 dicembre, alle ore 21.00, il programma si chiude con la performance teatrale di Sveva Tedeschi (figlia del grande attore milanese Gianrico Tedeschi, ex internato militare) dal titolo Quando recitare nel lager era questione di vita o di morte.
Per maggiori informazioni sono a disposizione i numeri telefonici 335 6430293 (Anei Milano) e 392 9200204 (Arci Corvetto).