Da venerdì 22 a domenica 24 novembre 2024 lo Spazio Fattoria della Fabbrica del Vapore di Milano (via Giulio Cesare Procaccini 4) ospita la sesta edizione di Th!nk Pink, festival di danza, performing art, teatro e incontri sul tema dell’identità intesa come moltitudine.
L’aspirazione dell’edizione 2024 si potrebbe racchiudere nel verso del poeta statunitense Walt Whitman I am large, I contain multitudes: la direzione artistica condivisa del collettivo Fattoria Vittadini pone infatti al centro del festival il superamento del concetto di identità come elemento distintivo unico e fisso in favore di una visione complessa dell’identità come molteplice e in continua trasformazione. Quest’anno il festival propone spettacoli, performance e incontri che attraversano linguaggi, estetiche e urgenze differenti e che, in modo diverso tra loro, indagano il concetto di identità intesa come moltitudine: obiettivo di questa edizione è anche il consolidamento di una comunità che si riconosce e si ritrova negli anni in Spazio Fattoria, luogo aperto alla città, al pubblico, alle artiste e agli artisti.
Il programma inizia venerdì 22 novembre alle ore 21.00 con Antigone_Web: E così tu sei Manning!, monologo di e con Francesca Brizzolara ispirato alla vita di Chelsea Manning, il soldato che ha fatto tremare gli Stati Uniti per aver rivelato informazioni riservate a Wikileaks; colui che ha reso la fama di Julian Assange dando vita alla più grande fuga di notizie segrete che sia mai accaduta per gli Stati Uniti. Un’Antigone contemporanea che ha deciso di far sapere la verità su quello che stava vivendo come militare e analista di intelligence in Iraq durante la guerra.
Sabato 23 novembre alle ore 19.00 si prosegue con La timidezza del lupo di e con Claudia Rossi Valli con l’assistenza artistica Tommaso Monza, una produzione Associazione Cinqueminuti e Asmed Balletto di Sardegna: lo spettacolo si sviluppa intorno al tema dell’incontro e la sua partitura coreografica è nata dall’osservazione del linguaggio del corpo nella relazione con l’altro e nella paura che si ha degli altri. La ricerca è partita dalla figura del lupo, da sempre adorato e temuto al tempo stesso, chiedendosi cosa spaventi così tanto di lui e se questa paura sia generata dall’animale o da ciò che rappresenta. La timidezza del lupo indaga proprio ciò che fa paura quando ci si trova di fronte a un altro essere vivente, sia esso umano o animale: una danza delicata, fatta di osservazione, tempi d’attesa, segnali impercettibili per avvicinarsi poco alla volta alla scoperta dell’altro.
Alle ore 20.00 va in scena Masako Matsushita con Horizon Koiné, coproduzione Hangartfest e Fattoria Vittadini. Horizon Koiné è la reinterpretazione del Bolero di Ravel che la coreografa e danzatrice italo-giapponese ha creato raccogliendo la molteplicità e la vitalità della composizione in quanto sinonimo di danza universale, incarnazione di un’unione tra diverse espressioni artistiche e culture: un orizzonte comune, un punto di incontro in cui i tratti distintivi di ogni tradizione si fondono in un unico linguaggio, capace di valicare spazio e tempo. La performance di Matsushita dà così voce alla forza e alla varietà del Bolero, danza popolare nata in Spagna e arricchitasi di mille sfumature nell’America Latina, fino al capolavoro del compositore francese, che nel 1928 realizzò il suo famoso Bolero su richiesta della danzatrice Ida Rubinstein. A seguire ci sarà un momento di confronto con gli artisti e le artiste ospiti.
Domenica 24 novembre si riparte alle ore 17.00 con Alessandra Bordino, danzatrice e poetessa, che propone il reading di poesia Il ritorno diverso dell'uguale: un cerchio di poesie, nel quale chi assiste può, se vuole, essere parte attiva di ciò che si crea. I testi poetici sono tratti dal suo libro Via Rivolta e dalla raccolta Antenate; in programma anche la lettura di alcune sue poesie inedite.
Alle ore 19.00 le giovani artiste Sara Gaboardi e Francesca Pagnini curano la coreografia di Can you hear me? con Francesca Pagnini e i testi di Elena Vismara e Alessandro Stracuzzi, creazione dedicata al tema di come le difficoltà possano diventare innesco creativo. Can you hear me? è vulnerabilità generata da una limitazione fisica, espansione dei confini della disabilità con l’intento di toccare corde universali. Il corpo in scena diventa manifesto di resilienza, adattamento, accettazione. Un’immersione in un’atmosfera senza tempo e senza luogo in cui il corpo diventa mezzo di espressione ed esplorazione delle parti più intime dell’io; un viaggio alla riscoperta del non giudizio attraverso la danza che alterna gestualità alla quotidiana e semplice gestualità una più astratta e strutturata. Un’alternanza bombardante di azioni, luoghi, colori, suoni, persone e movenze quotidiane sono il leit motiv di questo viaggio coreografico.
Alle ore 20.00 chiude la tre giorni di festival Angry Butterfly di e con Riccardo De Simone, spettacolo dedicato al concetto di identità, ma questa volta intesa come meccanismo di substrati di caratteri e maschere fittizie in risposta alle aspettative della società, che con il tempo e le esperienze plasmano la propria percezione come individuo. Angry Butterfly è un emblematico personaggio pop ossessionato dalla ricerca di approvazione: il suo sorriso smaltato e caleidoscopico si riflette su una società in cui l’identità è manipolata e trasformata per adattarsi alle aspettative mediatiche. Attraverso un linguaggio multidisciplinare, il progetto esplora il surreale parallelismo tra un cantante pop e un fantino, entrambi interdipendenti da entità esterne (pubblico e cavallo). Questo raffronto richiama l’immaginario del fante che doma giovani cavalli e quello di un’identità estetica indissolubilmente legata al proprio pubblico, entrambe costrette in un rapporto di reciproca dipendenza. In una contemporaneità contraddistinta da una saturazione di immagini, lo spettacolo vuole svelare le maschere stratificate di una società che richiede costantemente un comportamento performante e un ruolo apparentemente invincibile e ci parla, al tempo stesso, del bisogno di recuperare l’essenza della propria identità.