Prima della Scala 2024: La Forza del Destino, trama dell'opera, foto delle prove e dove vederla

© Brescia/Amisano (Teatro alla Scala)
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Milano, 07/12/2024.

Sabato 7 dicembre, giorno di Sant'Ambrogio 2024, come da tradizione inaugura la stagione del Teatro alla Scala di Milano. La prima della stagione 2024/2025 è La Forza del Destino di Giuseppe Verdi, opera drammaturgicamente complessa, nata nel 1862 a San Pietroburgo e approdata in versione definitiva alla Scala nel 1869 con la creazione della celebre Sinfonia, che offre alcune delle più memorabili melodie verdiane.

Melodramma in quattro atti con libretto di Francesco Maria Piave, l'opera è basata su un dramma spagnolo di Ángel de Saavedra èd è incentrata su un destino inesorabile che travolge i protagonisti. Sul podio torna, per il suo nono titolo verdiano alla Scala, Riccardo Chailly, mentre la regia è di Leo Muscato, con scene di Federica Parolini, costumi di Silvia Aymonino e luci di Alessandro Verazzi.

La Forza del Destino è interpretata da Anna Netrebko (Donna Leonora), Brian Jagde (Don Alvaro), Ludovic Tézier (Don Carlo di Vargas), Vasilisa Berzhanskaya (Preziosilla), Alexander Vinogradov (Padre Guardiano), Marco Filippo Romano (Fra Melitone), Fabrizio Beggi (il Marchese di Calatrava), Carlo Bosi (Mastro Trabuco), Marcela Rahal (Curra), Huanhong Li (un Alcalde) e Xhieldo Hyseni (un Chirurgo). La serata inaugurale è dedicata a Renata Tebaldi (1922-2004) nel ventennale della scomparsa: l’artista fu splendida interprete della parte di Leonora alla Scala nel 1955 sotto la direzione di Antonino Votto.

Preceduto dal fitto programma della Prima Diffusa 2024, l'appuntamento con la prima della Scala è dunque per le ore 18.00 di sabato 7 dicembre, con l'esecuzione dell'inno nazionale ad anticipare la messa in scena della Forza del Destino; le porte del Teatro alla Scala si aprono alle ore 17.00. I biglietti per la prima oscillano dai 130 euro della galleria ai 3200 euro della platea (esclusi diritti di prevendita); la tradizionale coda di Sant’Ambrogio per accaparrarsi uno degli ambitissimi 144 posti del loggione in vendita l’ultimo giorno è inizia venerdì 6 dicembre con l’appello per i posti in lista delle ore 18.00, mentre la vendita è prevista per sabato 7 dicembre alle ore 13.00. Non mancano comunque le occasioni di vedere gratis la prima della Scala.

Oltre alla diretta tv su Rai 1, a partire dalle ore 17.45, e su Rai Play, sono oltre 37 i luoghi di Milano dove è prevista la proiezione in diretta della prima della Forza del Destino. Dopo la prima, l'opera va in scena in altre 7 repliche fino a giovedì 2 gennaio 2025 (qui le date di tutte le repliche della Forza del Destino alla Scala e i prezzi dei biglietti, decisamente più abbordabili rispetto a quelli per la prima).

Prima di scoprire dettagliatamente di cosa parla La Forza del Destino e di approfondire la trama dell'opera, è da segnalare che alla serata inaugurale intervengono come sempre numerose dalle cariche istituzionali e personalità del mondo dello spettacolo e della cultura. Quest'anno ha già annunciato la sua disdetta però il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnato nelle stesse ore a Parigi nelle celebrazioni per la riapertura della cattedrale di Notre-Dame, danneggiata nel 2019 da un incendio.

Eccoci ora alla trama della Forza del Destino, così come viene illustrata sul programma di sala del Teatro alla Scala: di seguito il libretto in sintesi a cura di Alberto Bentoglio, mentre nella fotogallery presente in questa pagina pubblichiamo le foto ufficiali delle prove della Forza del Destino. L’opera viene eseguita integralmente nella versione del 1869 ripensata da Giuseppe Verdi per la Scala, secondo l’edizione critica curata per Ricordi da Philip Gossett e William Holmes nel 2005. 

Atto primo - Siviglia: sala nel palazzo del Marchese di Calatrava. Dopo avere ricevuto dal padre - il vecchio Marchese di Calatrava - la benedizione notturna, Donna Leonora si appresta a fuggire con l’amato Don Alvaro, un peruviano discendente da una stirpe reale perseguitata dai dominatori spagnoli. Combattuta tra amore e obbedienza alla volontà del padre - contrario alle sue nozze con uomo di origini incerte - la giovane esprime a Don Alvaro il desiderio di rinviare la partenza. Tuttavia, dopo breve indugio, Leonora si dichiara pronta a seguire l’amato. Il Marchese irrompe nella stanza e affronta il presunto seduttore della figlia. Per provare la propria innocenza, Don Alvaro non esita a gettare a terra la pistola. Ma cadendo, l’arma scarica accidentalmente un colpo che colpisce a morte il vecchio gentiluomo. Il Marchese muore maledicendo la figlia.

Atto secondo - Villaggio d’Hornachuelos e vicinanze, grande cucina di un’osteria. Don Carlo di Vargas, figlio del Marchese di Calatrava, ha giurato di vendicare la morte del padre. Da tempo egli è sulle tracce della sorella Leonora e del suo complice che crede fuggiti insieme. In realtà, da quella tragica notte i due amanti non si sono più incontrati. Giunta nella medesima osteria in abiti maschili, Leonora riconosce il fratello, sotto le mentite spoglie dello studente Pereda. La giovane riesce comunque ad allontanarsi senza essere scoperta, mentre la zingara Preziosilla inneggia alle gioie della vita militare. Una piccola spianata sul declivio di scoscesa montagna, di fronte la facciata della chiesa della Madonna degli Angeli. Nella speranza di fuggire l’ira del fratello e di espiare il senso di colpa per la morte del padre, Leonora domanda asilo in un convento. Confida al Padre Guardiano la propria storia e chiede di potersi ritirare in un vicino eremo per trascorrervi in solitudine il resto della vita. Dopo aver invitato la giovane a riflettere sulla grave decisione, il Padre Guardiano acconsente. Egli raduna i frati e impone loro di non violare il segreto che circonda l’ignoto penitente. Poi implora la protezione della Vergine.

Atto terzo - In Italia presso Velletri, bosco. Sul campo di battaglia le forze spagnole e italiane affrontano le truppe austriache. Don Alvaro si è arruolato nell’esercito spagnolo sotto il falso nome di Don Federico Herreros, conquistandosi fama di eroe. Egli medita sulle proprie sventure e piange Leonora che crede morta. Nel corso di una rissa, Don Alvaro salva la vita all’ufficiale Don Felice de Bornos, in realtà Don Carlo, fratello di Leonora. Senza riconoscersi, i due soldati si giurano amicizia eterna. Salotto nell’abitazione d’un ufficiale superiore dell’esercito spagnolo in Italia. Don Alvaro è stato gravemente ferito in battaglia. Credendosi prossimo alla morte, egli affida all’amico una valigia contenente un plico sigillato, con la promessa di bruciarlo dopo la sua morte. Ma Don Carlo, che nutre alcuni sospetti sulla vera identità di Don Alvaro, apre la valigia e, pur senza dissuggellare il plico, rinviene il ritratto di Leonora. Ora egli ha la prova che l’amico ferito è, in realtà, il seduttore della sorella e l’assassino del padre. All’annuncio che Don Alvaro è ormai fuori pericolo, Don Carlo pregusta la vendetta. Accampamenlo militare presso Velletri. Don Carlo rivela a Don Alvaro - ormai guarito - di essere a conoscenza della sua vera identità e, dopo essersi fatto a sua volta riconoscere, lo sfida a duello. Invano Don Alvaro cerca di sottrarsi alla furia del rivale: quando egli apprende che Leonora è viva e che il fratello si propone di ucciderla, accetta la sfida. Il duello è però interrotto dal sopraggiungere di una pattuglia. Don Alvaro giura allora di trascorrere il resto della sua vita in un convento. Tra canti e balli, l’accampamento militare si risveglia animatamente: alla predica di Fra Melitone fa eco il Rataplan intonato da Preziosilla.

Atto quarto - Vicinanze di Homachuelos, interno del Convento della Madonna degli Angeli. Da cinque anni Don Alvaro si è ritirato nel convento della Madonna degli Angeli, ignorando, tuttavia, che nell’eremo vicino vive in solitaria espiazione Leonora. Dopo avere distribuito il pane quotidiano a una folla di mendicanti, Fra Melitone gli annuncia la visita di uno straniero. Si tratta di Don Carlo, che è riuscito a rintracciare il rivale. Egli provoca e insulta Don Alvaro, costringendolo, infine, a battersi. Valle fra rupi inaccessibili, attraversata da un ruscello. Dopo avere ferito a morte Don Carlo, Don Alvaro si avvicina all’eremo, implorando aiuto per il rivale. Sopraggiunge Leonora e riconosce l’amato Don Alvaro. Poi corre in soccorso del fratello morente, che la colpisce a morte. Confortata dalle parole del Padre Guardiano, Leonora muore invocando su tutti il perdono di Dio.

La prima versione della Forza del Destino andò in scena a San Pietroburgo il 10 novembre 1862, dopo una gestazione già complicata. La prima era programmata per il 1861, ma di fronte all’indisposizione della protagonista, Emilia La Grua, Verdi tornò a Sant’Agata e rivide profondamente la partitura: gli interventi continuarono fino all’ultimo, persino durante le prove. Per il palcoscenico del Teatro Imperiale il compositore immaginò un lavoro dalla drammaturgia nuova e distante dai precedenti: un vasto affresco volontariamente ignaro di unità aristoteliche di tempo, luogo e azione in cui i personaggi agivano su uno sfondo variopinto che mescolava nobili e popolani, sacerdoti e militari, momenti mistici e trivialità da locanda o da accampamento. La fonte principale per il librettista Francesco Maria Piave era il dramma Don Álvaro o la Fuerza del sino di Ángel de Saavedra, ma il carattere composito dell’opera era già insito nella pluralità delle fonti letterarie: nell’atto terzo trova posto una scena del Wallensteins Lager di Schiller, che Verdi aveva già in mente nel 1849 per il progetto mai realizzato dell’Assedio di Firenze.  L’estetica di Verdi qui attinse alla fantasia dell’Ariosto contro il Tasso, alla libertà di Shakespeare, Schiller e Hugo contro le imposizioni del classicismo. Come già in Macbeth e Rigoletto. Ma ora i personaggi si moltiplicano, gli spazi si allargano e aumenta il contrasto tra il sublime e il triviale. Dalla fusione dei generi si passa all’esaltazione del loro contrasto. 

La Forza del Destino è stata la prima opera che Verdi scrisse dopo l’Unità d’Italia ed è a tutti gli effetti un lavoro post-risorgimentale: il popolo che canta con una sola voce nei grandi cori di Nabucco o Macbeth ha perso la sua coesione e si presenta come una plebe cinica, affamata e dispersa. Proprio questo realismo impietoso e questo contrasto tra episodi giustapposti costituirono la principale influenza di Verdi sullo sviluppo dell’opera in Russia, con il superamento dell’eredità di Glinka e la difficile affermazione di Musorgskij e del suo Boris Godunov nel 1874. L’operazione compiuta da Verdi con la Forza del Destino e ripresa da Musorgskij è soprattutto la fusione tra il linguaggio del melodramma e la forma principe della letteratura ottocentesca: il romanzo. Dopo San Pietroburgo i ripensamenti continuarono, a partire dalla prima ripresa a Madrid nel 1863. Nel 1869 la nuova versione approntata per la Scala introdusse, oltre alla fiammeggiante Sinfonia, un finale completamente nuovo. A San Pietroburgo e Madrid il già impressionante catalogo di morti e maledizioni si concludeva, dopo il duello in scena, con il suicidio di Alvaro, furente e disperato, in un’atmosfera apertamente nichilista. Il libretto rivisto con il nuovo poeta Antonio Ghislanzoni rivelò un’altra influenza letteraria, quella di Alessandro Manzoni. Negli stessi mesi Ghislanzoni stava traendo dai Promessi Sposi il libretto dell’opera dallo stesso titolo di Errico Petrella, che sarebbe andata in scena a Lecco nel 1869. Nel nuovo finale il romanticismo nero della chiusa accesa e disperata di San Pietroburgo si distende, il duello e la morte di Carlo si spostano fuori scena, la rassegnazione si sostituisce alla bestemmia. Il sublime terzetto in cui Padre Guardiano chiama Alvaro e Leonora morente alla rinuncia e alla preghiera conclude la lunga peripezia nella pace della fede - e della morte. Pochi mesi prima della prima, il 30 giugno 1868, Verdi aveva incontrato, per la prima e unica volta, Alessandro Manzoni nella sua casa di via Morone a Milano. 

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