Mercoledì 26 febbraio 2025 alle ore 18.30 la scrittrice Melania G. Mazzucco è ospite del Mic - Museo Interattivo del Cinema di Milano (viale Fulvio Testi 121) per parlare del suo romanzo Silenzio: le sette vite di Diana Karenne, dedicato alla vita della diva del cinema muto degli anni Dieci-Venti del secolo scorso. In dialogo con la scrittrice, la giornalista Daria Bignardi.
L’occasione, da parte della Cineteca di Milano, è anche quella di proiettare in esclusiva spezzoni inediti del film Redenzione di Carmine Gallone (1919, Italia, 25'), di cui Diana Karenne è stata protagonista e che è uno dei rari documenti video che sono rimasti di tutta la sua carriera. L'accesso in sala è fissato per le ore 18.00, a ingresso libero previa iscrizione on line obbligatoria.
Nelle sue molte vite, Diana Karenne è stata qualsiasi cosa: straniera misteriosa, femme fatale, zingara, cantante, imprenditrice cinematografica, spia, suora strappata al convento, santa, contessa, regina, zarina. Prima che il tempo ne cancellasse ogni ricordo, fra il 1916 e il 1919 è stata soprattutto la più affascinante diva del cinema muto italiano. Ma non solo. Scriveva lei stessa i soggetti dei suoi film, iniziò a dirigerli, diventando una delle prime registe cinematografiche della storia, e da un certo punto in poi li produsse come imprenditrice. Irrequieta e sfuggente, Diana si destreggiava fra aristocratici, diplomatici, produttori dalla fama di banditi, attori a caccia di conquiste, sempre inseguita dal sospetto di essere una spia. Si spostò da Roma a Torino, da Milano a Napoli e Genova. Le spettatrici vedevano in lei un modello di libertà e indipendenza, gli uomini la temevano invece per l’imprevedibilità e gli amori tempestosi.
Nulla ha mai rivelato del suo passato, in nessun luogo mise radici. Credeva per prima alle bugie che raccontava, fino a creare una realtà alternativa, e una donna nuova: Diana Karenne, appunto.Nel dopoguerra però l’industria del cinema italiano entrò in crisi, e nel 1921 si trasferì a Parigi e poi a Berlino. Lì c'erano gli esuli dalla Russia bolscevica, e la sua origine la costrinse a fare i conti con la sua identità. A differenza delle altre stelle del cinema muto, non fu tanto il passaggio al sonoro a chiudere la sua carriera di attrice, quanto l’irresistibile desiderio di scomparire, di diventare ancora un’altra donna: la musa mistica e la compagna di un poeta russo a cui sacrificare la sua arte. Sembrava destinata all’oblio, Diana Karenne, ma in questo romanzo, nato come i suoi successi più memorabili da un’indagine avvincente e lunga anni, Melania Mazzucco la restituisce in tutta la sua vitale contemporaneità.