Apre la mostra Travelogue una sezione introduttiva dedicata al viaggio mitico, presente nelle culture del mondo fin dall’antichità. Da Caronte, a Dante, a Naylamp, il mitico fondatore della civiltà Sicán, la sezione affronta la dimensione privilegiata dell’andare, fisico e letterario, una componente essenziale del mito e della sua narrazione. Per raccontare il viaggio come fenomeno frutto di adattamento o necessità, la seconda sezione è dedicata alla transumanza e al nomadismo attraverso tre diversi focus: il semi-nomadismo degli arcipelaghi verticali nelle Ande; i popoli nomadi dell’Asia, in particolare attorno al Mar Caspio; le culture del deserto in Nord Africa, dove il rifiuto di assimilazione alla cultura dominante è anche una forma di resistenza al colonialismo.
Non mancano riflessioni anche sul viaggio metaforico nella terza sezione, sul viaggio della mente: gli oggetti esposti introducono agli stati di meditazione, alterazione, sogno legati sia alla preghiera, grazie ai thangka del buddhismo tibetano, sia all’assunzione di sostanze psicotrope, con riferimenti a riti sciamanici sudamericani connessi a fenomeni di allucinazione in cui i sensi sono potenziati ed è possibile sentire «il respiro della natura». Un altro tipo di viaggio immaginato, metaforico e intellettuale è quello esemplificato da alcuni bronzi orientali del Mudec, appartenenti alla Collezione di Carlo Puini, celebre sinologo vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento che, pur annoverato fra i massimi esperti italiani in materia dell’epoca, non si recò mai in Cina. La mostra fa in parte «rivivere» la sua collezione come era allestita all’interno della sua abitazione fiorentina.
La quinta sezione della mostra è dedicata agli oggetti che viaggiano (ouvenir) distinguendo gli oggetti nati in origine per il mercato interno (acquistati perché portatili), da quelli prodotti in loco pensando già al mercato turistico. La sezione espone inoltre sculture in miniatura, falsi, repliche, chiudendo con un focus sulla collezione di oggetti amazzonici in piume di Aldo Lo Curto, frutto dei suoi viaggi umanitari come medico. La successiva sezione restituisce un altro racconto del viaggio, quello che i viaggiatori costruiscono per sé stessi come auto-narrazione e che rimanda al titolo alla mostra: qui vedere esposti diari di viaggio, album fotografici, quaderni di schizzi, mappe e piccoli oggetti che, in un arco cronologico compreso tra la fine dell’Ottocento e tutto il
Novecento, restituiscono la personale interpretazione di quell’esperienza da parte di viaggiatori sia di epoca moderna (come Giovanni Botero e Filippo Pigafetta), sia successivi, come Achille Turati (1843-1917), Fernando Sparano e Matilde Vocca, Alessandro Passaré (1927-2006) o Giancarlo Iliprandi (1927-2006).
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