Forse non tutti sanno che Milano è la prima città italiana a ospitare un ufficio di arte pubblica con sede in un museo civico: il Mudec - Museo delle Culture (via Tortona 65). È in continuità con i progetti di arte pubblica avviati negli ultimi tre anni che si inserisce questa la mostra Dal muralismo alla street art: Mudec Invasion, aperta al pubblico dal 20 marzo al 29 giugno 2025 e inserita nel palinsesto che celebra i primi dieci anni di vita del Museo delle Culture di Milano. Il progetto espositivo, nato da una collaborazione tra il Mudec - Ufficio Arte nello Spazio Pubblico del Comune di Milano e 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore, è curato da Alice Cosmai, esperta di arte urbana e responsabile Ufficio Arte nello Spazio Pubblico del Comune di Milano, con la collaborazione per la parte storica di Silvia Bignami.
L’esposizione si propone di offrire una risposta unica e personale a una domanda ricorrente nel panorama dell'arte contemporanea: è possibile per il muralismo transitare dalla strada al museo? La risposta è sì, ma a una condizione: che essa mantenga il proprio linguaggio, trasformando gli spazi museali in modo tanto invasivo quanto transitorio ed effimero, caratteristiche distintive dell’arte urbana. In questo senso, la formula della mostra temporanea non è mai stata così perfetta e adeguata come in questa occasione. Dal muralismo alla street art: Mudec Invasion porta per la prima volta il linguaggio del muralismo urbano all’interno di un museo pubblico, trasformando il Mudec in un grande atelier collettivo.
Dieci artiste e artisti muralisti conosciuti a livello internazionale collaborano, per un periodo limitato di 14 giorni, alla creazione di dieci opere, ognuna caratterizzata da un linguaggio unico e distintivo. Le sale del Mudec ospitano dunque una mostra di dieci opere murali inedite, per un periodo limitato di tre mesi.
Per quanto effimero, il muralismo è un linguaggio artistico estremamente pervasivo, si ritrova in ogni continente ed epoca, anticipando la pittura da cavalletto, e vive oggi di un rinnovato interesse per via dell’esponenziale crescita di committenza pubblica e privata, oltre che per essersi imposto presso innumerevoli comunità come linguaggio principe nella riappropriazione di spazi urbani. Questo progetto espositivo innovativo crea un’occasione unica per riflettere sull’evoluzione del muralismo urbano contemporaneo. In un mondo sempre più interconnesso, il muralismo urbano ha saputo farsi portavoce di tematiche universali come la giustizia sociale, i diritti umani e la sostenibilità ambientale. Questa capacità di parlare a un pubblico transculturale ha contribuito a creare un linguaggio visivo immediato, in cui persone di contesti diversi possono riconoscersi etrovare ispirazione.
La mostra ingaggia una sfida tra gli artisti ed il pubblico, ribaltando il tradizionale dialogo tra l’interno e l’esterno del museo. Gli artisti sono invitati a superare i consueti schemi del muralismo, che ha sempre visto la strada come luogo privilegiato per esprimere la propria arte e a prendere possesso dello spazio espositivo, chiuso, creando vasti murales sulle pareti del museo. Il tema su cui i dieci artisti sono chiamati a esprimersi sarà quello del viaggio, commissionato dal Mudec in un dialogo complementare con la mostra Travelogue: storie di viaggi, migrazioni e diaspore, ospitata nelle sale Focus del museo.
Gli artisti coinvolti sono Luca Barcellona, noto per la sua arte calligrafica, che esplora il tema Alfabeti come porte privilegiate per entrare in altre culture; Zoer, artista e designer francese che fa del colore il tratto distintivo del suo lavoro, affronta il tema Viaggio nel tempo; invece Viaggio nello spazio è interpretato da Capo.Bianco, artista italiana, classe 1992, dal segno geometrico e labirintico; l’italiano Hitnes, artista noto per le sue opere ispirate alla natura e al mondo animale dal tratto liquido come acquarello, tratta il tema della Migrazione animale; il muralista e incisore messicano Mazatl, mai intervenuto in precedenza in Europa, presenta la suavisione di Viaggio metafisico; mentre Neethi, artista e graphic designer di origine indiana, anch’essa mai intervenuta in Italia, lavora su Pellegrinaggi e devozione; la spagnola Cinta Vidal, rinomata per le sue opere che sfidano la prospettiva e le convenzioni architettoniche, interpreta il Viaggio di leisure; è poi Souvenir il concept su cui ruota l’opera di Agus Rucula, muralista e fotografa argentina nota per i suoi murales relazionali; Aya Tarek, visual artist egiziana dal tratto vibrante efortemente pittorico tratta il tema Viaggio nell’epoca del neocapitalismo; infine Mohammed L’Ghacham, artista marocchino naturalizzato spagnolo dallo stile realistico basato sulla fotografia analogica, si sofferma sul tema del Ricordo e memoria.
Una mostra sull’arte urbana in un museo pubblico non poteva prescindere da una narrazione storica del fenomeno artistico, che è stata affidata a Silvia Bignami, storica dell’arte. Il racconto inizia negli spazi dell’Agorà, la piazza delle culture del Mudec, raccontando un passaggio fondamentale per comprendere la street culture del XXI secolo: la matrice storica del muralismoc ontemporaneo. Bignami traccia l’evoluzione del muralismo nel XX secolo, partendo dal Messico post rivoluzionario passando per l’America del New Deal e l’Italia del Ventennio, fino alleesperienze degli anni '60 tra Cile ed Europa. Si arriva poi alla fine del secolo, con l’esplosione dei graffiti tra Stati Uniti e Italia. Tecniche, linguaggi e scopi delineano il profilo di un'arte inscindibile dall’approccio politico e comunitario, dove proteste, contraddizioni e censure sono parte integrante della dimensione sociale delle opere.
Particolare attenzione è riservata anche al Cile, dalle Brigadas Ramona Parras, alla collaborazione con il pittore cileno Roberto Sebastian Matta e alla Biennale di Venezia del 1974. I focus analizzano tecniche, linguaggi e obbiettivi, mettendo in luce elementi e iconografie comuni. L’epopea messicana dei tres grandes (Diego Rivera, David A. Siqueiros e José C. Orozco) costituisce un punto di partenza fondamentale per capire l’evoluzione del muralismo. Tuttavia, la mostra non si limita a questi capitoli storici, ma racconta anche episodi singoli, altrettanto significativi per descrivere un panorama articolato, come il celebre Wall of Respect di Chicago (1967), i murali di Orgosolo e San Sperate in Sardegna realizzati negli anni '70 o il celebre murale di Keith Haring a Pisa del 1989.
La pittura murale è stata un linguaggio chiave per la scena underground degli anni ’80 e ’90 e il contributo che luoghi di resistenza ed espressività libera quali squat, centri sociali e realtà occupate hanno dato a queste forme espressive è stato determinante per permettere a generazioni di artisti di esprimersi al di fuori dello spazio privato, misurandosi con la pluralità di pratiche condivise, e/o nate da una committenza collettiva. Negli anni Duemila alcuni fattori tecnici e mediatici hanno determinato una esponenziale crescita di esperienze di arte nello spazio pubblico: il diffondersi di strumenti digitali per la produzione di immagini ha ampliato le possibilità espressive degli artisti; quindi internet e poi, soprattutto, i social media hanno rivoluzionato la loro visibilità, consentendo di documentare e diffondere il proprio lavoro a livello globale, semplificando enormemente semplici scambi e contatti un tempo difficili da costruire.
In questo solco si è diffusa la cosiddetta street art, caratterizzata da immagini provocatorie e d'impatto, solitamente di piccole dimensioni, realizzate rapidamente in spazi affollatie visibili con stencil, sticker, poster. Un linguaggio che continua a rappresentare una risposta artistica all’invasione pubblicitaria delle città e che trova spazio anche nel palinsesto degli eventi collaterali alla mostra, con workshop dedicati alle principali tecniche utilizzate sia per gli adulti ma anche per il pubblico dei più piccoli. Tornando al muralismo a pennello e realizzato su committenza, questo linguaggio non si è mai del tutto interrotto subendo tuttavia decenni di stasi, per arrivare, oggi più che mai, a una diffusione esponenziale nel secolo XXI, con la formazione di una scena straordinariamente ricca e diversificata di artisti che grazie all’emergere di nuove committenze (sia pubbliche, sia private) e grazie al fenomeno dei festival di arte urbana, che conta nel mondo esperienze trentennali, hanno potuto sperimentare un forte rilancio.
Il muralismo che è arrivato ai giorni nostri è basato su sistemi di professionalità e su portatori di interesse fondamentali per ogni progetto urbano. Gli artisti rimangono certo i primi protagonisti, ma non si può non considerare l’importanza di associazioni, singoli curatori, case di produzione, tutti quei soggetti chiave per la produzione di opere di arte urbana, impegnati nel dialogo con le istituzioni per promuovere questo linguaggio come collaborativo e non vandalico. Il muralismo è un linguaggio necessariamente inclusivo che ha trovato la sua strada nel tempo e indipendentemente da tante altre espressioni artistiche che sono invece assolutamente esclusive. Il muralismo si distingue così dal mercato dell’arte tradizionale, imponendosi come pratica fortemente basata sull’ascolto delle comunità e sulla collaborazione, al suo massimo con l’arte cosiddetta partecipata. Il video introduttivo curato da Alice Cosmai accompagna il pubblico nella mostra offrendo un inquadramento generale e un’immersione nel mondo della arte urbana contemporanea.
Il percorso espositivo della mostra Dal muralismo alla street art: Mudec Invasion inizia con l’opera di Zoer, artista francese che nella sua arte parla di rovine e antropocene. Noto per aver trasformato 144 auto abbandonate nella più antica discarica della Francia in una monumentale palette di colori (progetto chiamato Solara), al Mudec porta un’operabasata sull’idea del viaggio nel tempo: l’opera site specific Corrections esthétiques, fa immergere il visitatore in uno scenario apocalittico che rappresenta un futuro dispotico, dove disastri climatici obbligano l’essere umano a riadattarsi e rimodellare gli spazi. Il dramma annega, letteralmente, nell’energia magnetica del colore che pervade l’opera. Si incontrano quindi due opere di Luca Barcellona, artista, calligrafo, graphic designer, già parte della scena hip hop e writing anni ’90, ora tra i più rinomati calligrafi a livello mondiale: attraverso pennelli di svariate fogge e inchiostri (in luogo della pittura) sviluppa il tema Alfabeti portando al Mudec due opere inedite e in dialogo: The stroke and the city, che rappresenta una città immaginaria, e Indelible, personale mappa dei suoi luoghi di viaggio. L’arte di Barcellona è un’incursione nel mondo della calligrafia e delle sue infinite possibilità e quanto porta al Mudec spinge a mettere indiscussione la calligrafia come strumento principe della scrittura e degli alfabeti (oggi più che mai arischio di estinzione per via del diffondersi della scrittura digitale): grazie all’arte il gesto e le lettere trovano nuove vie espressive.
A seguire Capo.Bianco, artista italiana classe 1992. Dal tratto geometrico, minimale e meticolosamente isometrico, usa creare composizioni visive modulari dove vivono figure antropomorfe e oggetti stilizzati: le linee compongono scenari che, seppur statici, inducono a percepire un movimento perpetuo nella scena. Le sue prime testimonianze di grandi murales sono recenti ma di grande valore sociale, tanto da essere insignita dal Presidente della Repubblica nel 2024 del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti sociali. A lei è affidato il tema Viaggio nello spazio, che affronta con l’opera Trip 2075, ironico commento alle proposte di viaggio nello spazio e colonizzazione di nuovi pianeti che sono all’ordine del giorno sulla stampa. La Migrazione animale è, invece, quanto esplora Hitnes, artista italiano noto per le sue opere ispirate alla natura e al mondo animale: il suo lavoro ha toccato i cinque continenti fondendo arte escienze naturali e per il Mudec sviluppa una delicata opera centrata sulla migrazione animale e sulla fondamentale importanza dell acollaborazione tra generazioni per il funzionamento della specie.
Si continua con la figurazione di Mazatl, muralista e incisore messicano membro della Justseeds Artists' Cooperative e della Animal Power Crew. Il suo lavoro è inedito in Europa e porta al Mudec un Viaggio metafisico attraverso l’opera La eterna ofrenda che affronta il tema della morte e della successiva generazione e rigenerazione della terra, in un ciclo continuo all’insegna dell’unità. Pellegrinaggi e devozione è il tema affidato a Neethi con l’opera Yatra: tessuto nel tempo. Artista, illustratrice e designer indiana dallo stile vitalistico e prettamente grafico, compone scene e soggetti attraverso una palette di colori brillanti: le sue composizioni tracimano di oggetti ricchi di decorazioni e personaggi strabordanti di vita. Segue Cinta Vidal, artista spagnola rinomata per le sue opere che sfidano la prospettiva e le convenzioni architettoniche. Classe 1982, Vidal ha appreso le tecniche di pittura su larga scala e di muralismo lavorando nel mondo della scenografia e al Mudec porta una rappresentazione del Viaggio nella quotidianità dal titolo Ramble, che invita a girovagare e a cambiare la prospettiva abituale di osservazione del mondo per scorgere nuove possibilità, anche dietro l’angolo del proprio quartiere.
Il percorso di mostra continua con le opere di Aya Tarek, visual artist egiziana che tratta il tema del Viaggio nell’era del neocapitalismo rappresentato come un toro, attraverso il suo tratto vibrante. Pittrice e artista multidisciplinare con un portfolio che comprende murales, dipinti, film, multimedia e Nft, ha esposto e realizzato opere murali in oltre 50 città del mondo. Agus Rucula, artista argentina classe 1991, dal 2012 dipinge su larga scala e ha partecipato ai più importanti festival e appuntamenti di neomuralismo urbano dell’America Latina con la sua ricerca artistica basata sul connubio tra fotografia e pittura. Rucula è innanzitutto maestra nella costruzione di interazioni tra persone che prima fotografa e poi trasforma in soggetti di opere murali, intervenendo fortemente sulla dimensione cromatica che trasfigura reale con inserimenti fluo. Al Mudec presenta l’opera per il tema Souvenir, che invita a riflettere su quanto ognuno porti con sé, in ogni viaggio ed esperienza.
Infine, Mohammed L’Ghacham, artista marocchino naturalizzato spagnolo dallo stile realistico, che si confronta con il tema del Ricordo e della Memoria. Classe 1983, L’Ghacham trova il suo tratto distintivo nella riproduzione di momenti intimi, quotidiani e familiari a partire da fotografie analogiche. Le sue opere sono tutte un viaggio nel ricordo, in un mondo fatto di immagini spesso imperfette, ma che hanno il potere di essere universali. Proprio questo porta al Mudec con l’opera Intorno al tavolo II.
Il pubblico ha inoltre la possibilità di approfondire il lavoro degli artisti, il processo creativo che ha preceduto l’esposizione, grazie ad una serie di video in mostra in cui gli stessi artisti si raccontano. Per le opere figurative (Zoer, Rucula, L’Ghacham, Hitnes e Tarek) artiste e artisti partono dal disegno a mano libera e dal progressivo intervento con strati di colore, a definire sfumature, contrasti evelature. Capo.Bianco e Cinta Vidal partono invece dalla costruzione di una griglia molto rigorosa alla base del disegno, che permette una resa isometrica della prospettiva e un perfetto equilibri ogeometrico delle linee. Più vicini alla dimensione gestuale Barcellona e Mazatl: entrambi hanno dipinto rigorosamente con pennelli speciali, il primo intervenendo con inchiostri e giocando molto sulla dissolvenza dei tratti, il secondo restituendo un’opera piena e compatta, bidimensionale, cometipico dell’incisione. Infine, Neethi, di cui è evidente l’influenza grafica e illustrativa: il suo stile è tipico dell’arte prodotta in modo collettivo, ossia di opere eseguite tratteggiando i contorni delle figure attraverso cartoni a spolvero, scomponendo quindi soggetti complessi in forme più piccole successivamente riempite di colori saturi e generando opere prive di sfumature.
L’ultima sala espositiva è dedicata al muralismo a Milano, la città che ospita questo progetto e che da anni è particolarmente impegnata nel racconto e nella valorizzazione del muralismo in tutte lesue sfaccettature. Ai visitatori viene data la possibilità di ritrovare, attraverso una infografica della città, 70 muri catalogati per distretto, per artista e per tecnica (quando si tratta di graffiti o dimurales) o di nuclei di opere, ossia luoghi dove sono presenti gruppi di lavori.È inoltre possibile accedere alla mappa navigabile sul sito del Mudec. Considerato che il mondo delle pitture murali è in continua evoluzione, una call to action promossa dall’Ufficio Arte nello Spazio Pubblico del Comune di Milano invita il pubblico a segnalare eventuali opere non presenti nella mappa: l’obiettivo non è solo quello di raccontare il muralismo a Milano, ma anche invitare il pubblico a intraprendere un viaggio nella città alla ricerca di murales e graffiti, che sono presenti dal centro alla periferia.
La mostra Dal muralismo alla street art: Mudec Invasion è visitabile nei seguenti orari di apertura: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30-19.30; giovedì 9.30-22.30. Aperture straordinarie domenica 20 e lunedì 21 aprile (9.30-19.30), venerdì 25 aprile (9.30-19.30), giovedì primo maggio (9.30-22.30), lunedì 2 giugno (9.30-19.30). Biglietti: intero 14 euro; ridotto 12 euro per visitori dai 6 ai 26 anni, over 65 e disabili; ridotto 10 euro il martedì per studenti universitari; ingresso gratuito per bambini sotto i 6 anni. Per info 02 54917.