Da domenica 6 a domenica 13 aprile 2025 nell’ambito della Milano Design Week MoscaPartners torna a Palazzo Litta (corso Magenta 24, Milano) con MoscaPartners Variations, una mostra collettiva dedicata al design innovativo e al mondo del progetto. Filo conduttore dell’esposizione è Migrations, una ricognizione sull’idea di scambio e contaminazione tra diverse culture e idee, innesco creativo che accosta tradizioni geograficamente e concettualmente distanti tra loro.
In linea con questo concept, viene restituita nuova visione al Cortile d’Onore di Palazzo Litta: MoscaPartners affida infatti all’architetto coreano Byoung Soo Cho - al suo primo intervento site-specific in Europa - l’installazione all’interno dello spazio. Il lavoro, intitolato Nobody Owns the Land: Earth, Forest, Mahk, esplora il tema dell’esposizione integrando le filosofie architettoniche orientali e occidentali. Le soluzioni creative di architetti, designer, creativi e aziende internazionali si sviluppano in un interessante percorso attraverso le sale storiche al piano nobile di Palazzo Litta, dove 24 espositori, provenienti da 12 paesi differenti, si raccontano. Per la prima volta in assoluto, l’esperienza della mostra viene estesa anche a persone con disabilità visiva: Adrenalina e lo studio Debonademeo co-progettano l’installazione Adrenalina incontra Museo Omero e Istituto Cavazza, e rendono il percorso della mostra accessibile a persone non vedenti e ipovedenti grazie alle guide formate dall’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna.

© Nathalie Krag
Palazzo Litta, splendido esempio di barocchetto lombardo, è diventato dal 2014 punto di riferimento durante la settimana del design milanese: quest'anno il Cortile d'Onore ospita l’installazione Nobody Owns the Land: Earth, Forest, Mahk di Byoung Soo Cho. Al centro della corte seicentesca, delimitata da un colonnato, emerge Earth, primo elemento dell'opera: una piattaforma sospesa ricoperta di terra rossa in contrasto con il cielo blu di Milano. Il significato di questo lavoro si svela nel momento storico attuale, in cui la terra è oggetto di conflitto: lo spazio creato diventa un'occasione di meditazione. Il visitatore è invitato a salire, scalzo, sulla superficie sospesa, per sentire la terra sotto i piedi e vivere un'esperienza sensoriale diretta.
A partire da questo concetto, l’installazione dà voce al secondo elemento che la compone - Forest - che si snoda tra le colonne del primo tratto del porticato. Varcata la soglia di Palazzo Litta i visitatori vengono accolti da una serie di pitture astratte realizzate da Byoung Soo Cho mischiando alla pittura e all’inchiostro la terra, e accostate orizzontalmente l’una accanto all’altra. Ogni opera è stata concepita in un momento diverso ed è stata realizzata con rapidi gesti spontanei. Istanti distinti si raccolgono così in un’unica continuità orizzontale, come alberi che si radunano nella foresta, sovrapponendo la propria storia e crescendo verticalmente, assieme. Osservando l’installazione pittorica dall’interno del cortile si può leggere la scritta Nobody Owns the Land, in inglese e in coreano. Byoung Soo Cho recupera così l’aspetto più sociale del suo lavoro: avanzando una critica costruttiva allo sfruttamento del pianeta, l’architetto esorta a recuperare una visione globale e inclusiva della terra.
Risultato dell’interazione tra materiali tradizionali coreani composti di polvere e terra, gli stessi di cui Cho ha imbevuto ogni pennellata, i dipinti si manifestano in una texture che scorre e si curva naturalmente sotto il peso dei suoi elementi. Qui si palesa la bellezza del Mahk, l’approccio imperfetto e spontaneo alla creazione. La terra è anche il materiale con cui Cho ha realizzato le mahksabal, tradizionali ceramiche coreane. Ogni pezzo sorge da un atto di umiltà: nel realizzarle, l’artigiano lascia impronte sull’argilla, disperdendo l’energia catturata dai materiali e accettando un risultato naturalmente concepito nelle sue imperfezioni. In questo modo prosegue il viaggio emozionale nell’universo di Byoung Soo Cho: a partire da questa pratica, egli elabora e abbraccia il concetto di Mahk, l’omaggio alla perfezione intrinseca nel disordine della natura, nonché rappresentazione sincera della cultura coreana. L’installazione si chiude così in un cerchio perfetto, un invito a riscoprire la bellezza nella semplicità e nella materia. Ecco, quindi, che torna il rimando alla terra, la stessa che dà nutrimento e che produce il riso: terra che, nel suo plasmarsi in argilla, lo può anche contenere. Il maksa-bal nasce così dalla terra, e il mahk è terra.
© Nathalie Krag
In un contesto che promuove la ricerca di soluzioni creative e responsabili, Migrations racconta il design come percorso non solo fisico, ma anche intellettuale e culturale. La filosofia progettuale di rinnovamento continuo di MoscaPartners si traduce in una piattaforma di scambio, dove i professionisti affrontano collettivamente le sfide del presente. Un percorso all'interno degli spazi trasforma quindi Palazzo Litta nell’epicentro di un'esperienza che ospita aziende e progettisti promotori del design contemporaneo e sostenibile. Come in una migrazione collettiva, i partecipanti portano a Milano le tradizioni e le tecniche distintive dei propri luoghi d’origine, uniti dal desiderio di arricchirsi vicendevolmente.
Ogni espositore si fa così portavoce di intuizioni innovative, declinando Migrations in una ricerca estetica e personale realizzata attraverso metodi di lavorazione diversi. Dall'arredamento all'illuminazione, spaziando alla lavorazione di metalli, cemento e altri materiali, fino ai giardini verticali, ai bagni e ai complementi, le aziende coinvolte rappresentano una vasta gamma di settori, tutti orientati verso soluzioni sostenibili, inclusive e sperimentali.
Tra essi, dunque, i visitatori possono scoprire: Adrenalina con DebonaDemeo (Adrenalina incontra Museo Omero e l’Istituto Cavazza), Alessandra Pasqua | Wanderart (We Will Be Light / Noi Saremo Luce), Base Times Kawaguchi (Kazuhito di Ishida), Coplan (Chiostro di Lombardini22), Coralla Maiuri (La Stanza di Coralla), Cropelli (Elevate every drop di Stormo Studio), Cultifutura (CultEvo), Deltalight (Components of Space), Fico (Play), Helix Bespoke Studio con Chiodelli Arte & Faber Mobili / Katia Luna Benaï (Tessellation), Honoka (Trace of Water di James Kaoru), Bury (Kazuki), Fujiwara (Shinnosuke), Harada (Ryo), Suzuki (Moritaka), Tochigi (Shoichi), Yokoyama (Aqua Clara), LcD Textile Edition (Golden Light Cage di Luc Druez), Marrimor Objects di Tanja Breadner e Lauren Bugliarisi, Mc+ Design Studio e Tighe Architecture (Fractals), Mv Line (Papillon di Giulio Iacchetti), Officine Tamborrino (Memè di Mca Design), Plenitude (Futura), Politecnico di Milano School of Design (Design is Courage a cura di Michele De Lucchi, Francesca Balena Arista e Marco De Santi), Stefanlindfors (Boy Under The Stairs), Super Loop (Fluid Echoes), Tactile Baltics curato da Triin Loks, Dita Danosa e Audronè Drungilaité, Thomas Cooper Studio (Four on the Floor), Verde Verticale, DeLuca Farms (Biophilic Architecture: Breathing Cities, Living Structures di Vs Associati), Yasmin Naqvi (Wonder Ways).

© Nathalie Krag