We Will Design: Making Kin, con mostre, incontri e dj-set - Milano Design Week 2025

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DA Lunedì07Aprile2025
A Domenica13Aprile2025

Da lunedì 7 a domenica 13 aprile 2025 torna, in occasione della Milano Design Week 2025, il grande laboratorio We Will Design, promosso e ospitato da Base Milano (via Bergognone 34, Milano) e dedicato al meglio della ricerca sull’architettura e le sperimentazioni di design da tutto il mondo: quest'anno, tra installazioni speculative e pratiche collaborative, viene offerta una visione innovativa sul tema Making Kin, concetto ispirato al pensiero di Donna Haraway che esplora nuove forme di parentela oltre i confini specisti e antropocentrici. 

L’edizione 2025 di We Will Design vuole, infatti, superare la concezione tradizionale dei legami familiari per esplorare nuove forme di connessione e cura tra esseri umani, non umani e più che umani. Un invito a costruire alleanze basate su scelte consapevoli, affinità, interessi e sensibilità comuni, trasformando la parentela in un atto di resistenza creativa. Con We Will Design: Making Kin Base Milano porta al Fuorisalone il meglio dell’innovazione nel campo dell’architettura e del design, grazie alla collaborazione con università e accademie nazionali e internazionali.

Sono 11 gli atenei con cui Base ha collaborato per questa edizione. Head-Genève, Geneva University of Art and Design, presenta Do you speak flower?, una mostra che presenta vasi illuminati progettati da studenti-designer. A prima vista, ogni vaso sembra incorniciare una suggestiva fotografia floreale, ma all'interno di queste composizioni apparentemente delicate si nascondono messaggi politici, femministi e queer. Eina porta a Milanouna mostra curata da Manuel Cirauqui, Ecosystem Sampler, che intreccia design speculativo attraverso collaborazioni inaspettate con materiali non convenzionali. Domus Academy ospita Unfold, un lavoro che riunisce studenti di 12 università internazionali per riflettere sul ruolo del design attraverso il tema Reaffirm Design. Ancora, il progetto del Royal College of Arts mette in evidenza i legami tra diverse discipline universitarie, intercettando genealogie e traiettorie su più livelli, dalla dimensione individuale del corpo a quella più collettiva del pianeta. E il percorso intrapreso dagli studenti del Rufa pone l’accento sulla durata dei prodotti di design che, se da un lato sono il risultato dell’utilizzo di materiali sempre più sostenibili, dall’altro sottolineano la necessità di ridurre al minimo le lavorazioni. 

Si prosegue con il Tecnológico de Monterrey che promuove invece un progetto accademico sul design locale, coinvolgendo studenti di quattro campus messicani e sfidandoli a superare i paradigmi occidentali per sviluppare soluzioni autentiche e culturalmente radicate. Technical University of Zvolen, fonde biomimetica e innovazione per creare ambienti di lavoro più sani e rigenerativi, ispirandosi alla struttura degli alberi e sviluppando un nuovo equilibrio tra uomo, tecnologia e ambiente. Sys (Systemic Design Lab), in collaborazione con Bef-Biosystem, Mics (Made in Italy Sostenibile e Circolare), Politecnico di Torino e Università degli Studi di Firenze, propone un lavoro ispirato ai concetti di simpoiesi e interdipendenza, invitando a ripensare il design come co-creazione tra esseri umani, natura e sistemi viventi e stimolando, attraverso un’esperienza interattiva, una riflessione sulle nuove prospettive progettuali capaci di rigenerare e trasformare il nostro ambiente. Xi’an Jiaotong (Liverpool University) sfida le visioni eurocentriche e celebra la località come un processo dinamico e in continua evoluzione, tra realtà virtuale, narrazione interattiva e tecnologia indossabile, promuovendo il concetto di kinship oltre i confini culturali ed ecologici. Infine, la Western University of Timișoara, presenta un’esplorazione sulle connessioni interdisciplinari tra arti decorative, design della moda, grafica, product design, game art e ceramica.

Accanto alle istituzioni, Base apre le porte della sua area Exhibit a oltre 39 tra artisti e designer, con progetti che reinterpretano il concetto di parentela attraverso materiali, tecnologia e performance. Dagli indumenti di Ahmet Selcuk Dis, ispirati ai comportamenti degli animali anfibi, che cambiano forma e colore per mimetizzarsi e sfuggire alla sorveglianza nelle città, al lavoro di Anna Favaretto che, attraverso un film verticale e un’installazione, esplora l’assenza delle balene nel Mediterraneo come forma di resistenza, invitando a guardare oltre la visibilità e riconoscendo il diritto di esistere senza essere visti, fino ai cicli generativi (come le parentele) del calcare secondo Alessio Pinton; il joystick di Ana Souto Neves - uno strumento di design che si propone di aiutare a gestire l’ansia - e il confessionale di Cristobal Olmedo, che invita ad ascoltare Madre Natura per riportare alla memoria le nostre connessioni ancestrali. E ancora i gioielli di Carolina Pérez-Moreno che, al posto di nascondere, valorizzano ed esaltano ferite e imperfezioni del nostro corpo; la seduta di Jade Fritsch composta di argilla, fibre e calce in grado di creare microclimi, e il lavoro di Giovanni Amerio che esplora come l'architettura e l'urbanistica moderne abbiano assorbito i valori neoliberali, spesso a scapito della cultura e delle comunità locali,  creando mattoni glitchati che simboleggiano la diversità e la complessità della sfera pubblica. E poi, l’orto di Suzanne Craviari, in cui erbe medicinali su terreni contaminati creano nuove connessioni e risposte e il banchetto immaginario di Federico Rizzo, che esplora alleanze tra umani e non-umani attraverso rituali gastronomici che intrecciano ricette tradizionali mediterranee con una prospettiva animale.

Ad arricchire il programma della manifestazione, un programma di incontri di approfondimento curato da Porto Design Biennale, Royal College of Art, Istituto Europeo di Design, Parco Studio e Corraini Edizioni, Yoy Performing Arts, Felicia, Festival DiverCity, per esplorare nuove visioni attraverso il design, e gli immancabili aperitivi musicali a cura di Fluidostudio e dj-set serali a cura del collettivo Le Cannibale: di seguito il programma completo.

Martedì 8 aprile

  • ore 18.00 | Time is present: designing the common, con Angela Rui, Magda Seifert, Andreia Faria e Matilde Losi, modera Linda Di Pietro
  • ore 19.00 | Little Fun Palace @ The Glitch Camp
  • ore 19.00 | Quute Club con David Blank, Erica Gal, Gess e Dirty Kawaii

Mercoledì 9 aprile

  • ore 16.30 | Designing Togetherness con Carlo Alberto Redi e Manuela Monti, Gabriel Fontana, Raumlaborberlin e Valeria M. Mosca
  • ore 19.00 | Aperitivo musicale con Protopapa, Ilromantico, BornaJeans e Kaattchu

Giovedì 10 aprile

  • ore 16.30 | Material Kinship con Christina Geros, Dubravka Sekulic & Dima Srouji con Ippolito Pestellini Laparelli, Mark Campbell, Graeme Brooker con Rebecca Carrai e Mitre and Mondays, David Burns, Sandra Denicke & Thandi Loewenson con Claudia Mainardi, Adrian Lahoud / Nina Bassoli e Andrea Bagnato
  • ore 19.00 | Aperitivo musicale con R.ocks
  • ore 20.00 | Multispecies Dinner con Federico Rizzo

Venerdì 11 aprile

  • ore 16.00 | Solo sognar ci terrà svegli con Ivan Tresoldi, Giacomo Nathan Viva, Marco Lastrada, Odol e la compagnia di danza contemporanea YoY Performing Arts
  • ore 19.00 | Aperitivo musicale con Insert Coin e Lorenzo Burlon
  • ore 23.00 | Actress + Brillante, musica elettronica

Sabato 12 aprile

  • ore 16.00 | Kabila: Abitare il Futuro, Ripensare Comunità, Spazi e Rituali di Condivisione con Andi Ngas, Terry Aidoo, Giulia Ricci, Marta Sachy e Kaaj Tsikalandand: moderaSusanna Osumu Tsumwah
  • ore 19.00 | Aperitivo musicale con Complex Way
  • ore 23.00 | Tama Sumo + Lakuti, musica elettronica 

Il percorso espositivo di We Will Design segue i seguenti orari di apertura: lunedì 10.30-19.00; da martedì a sabato 10.30-20.00; domenica 10.30-18.00. L'ingresso è gratuito previa iscrizione on line.

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