Milano, 06/10/2015.
C’è un uomo che nei secoli, più di qualunque altro, ha portato alto il nome e la fama dei milanesi in Italia e nel mondo. Un uomo la cui statura morale, creatività artistica e capacità di leggere la storia lo ha reso un vassallo della cultura italica secondo solo ad un certo Alighieri. Alighieri il quale, a differenza del personaggio di cui stiamo parlando, ha avuto notoriamente rapporti burrascosi con la propria città, esule ed espatriato, con l’eterna nostalgia del ritorno. Noi invece parliamo di Alessandro Manzoni, il Grande Lombardo, come lo definì Testori, che abitava dietro a Palazzo Marino (via Morone 1) e oggi, dopo molto tempo, forse vede la sua dimora risplendere come nei primi anni dell’Ottocento.
Dopo anni di chiusura, la Casa del Manzoni è di nuovo aperta al pubblico grazie al patrocinio del Comune di Milano e all’opera mecenatistica di Intesa Banca San Paolo. Il progetto ha avuto il grande merito non solo di ricostruire fedelmente un luogo che testimoniasse la presenza dello scrittore attraverso le austere mura: ha anche saputo trasmettere l’immaginario di un intero mondo ottocentesco rendendo la casa del poeta un percorso museale notevole, grazie soprattutto al ruolo scientifico e critico del Centro di Studi Manzoniani diretto da Angelo Stella. Il centro dispone di una Biblioteca specialistica di oltre 30.000 volumi: tra i fondi più preziosi, i libri appartenuti a Manzoni e al figliastro Stefano Stampa, le donazioni Treccani e Viganò, le traduzioni (le prime degli anni 1827 e 1828) in più di 30 lingue dei Promessi Sposi.
Il percorso espositivo di Casa Manzoni è ora organizzato in sezioni dedicate a specifici temi: l’immagine di Manzoni (i ritratti dello scrittore), l’immagine della famiglia Manzoni (l’iconografia che documenta i numerosi legami familiari), la cerchia degli amici (i ritratti dei suoi illustri amici), i luoghi di Manzoni (le immagini delle città e dei luoghi frequentati e amati), l’iconografia dei Promessi Sposi (opere dedicate agli episodi e ai personaggi del celebre romanzo), i Promessi Sposi dal cinema, alla televisione, al teatro (sala multifunzionale per proiezione di un montaggio delle numerose trasposizioni del romanzo), Manzoni botanico (materiali che documentano la sua competenza e passione botanica), le biblioteche (le più belle edizioni selezionate dalle biblioteche di Manzoni e della seconda moglie Teresa Stampa).
Come spiega Angelo Stella, «Casa Manzoni, con questo intervento, viene consegnata ai cittadini e agli ospiti di Milano, e alla attenzione sorpresa e magari interrogativa delle scolaresche, nella verità filologica delle sue storiche stanze, e come luogo spirituale, dove un foglio, una immagine, una voce, una sequenza, i media seduttivi, aprano, riaprano con Lui un dialogo, che si vorrà continuare, con soste di ritorno, ciascuno nel suo tempo».
Passeggiare nel cortile, osservare le luci, attraversare il
modesto studio, osservare le ombre volteggiare nella monastica
camera da letto: tutto parla del poeta esattamente come lo
abbiamo sempre immaginato, severo ed elegante,
umile e nobile allo stesso tempo.
Per realizzare questo spettacolo è stata costituita una squadra che
comportava un elevato numero di persone coinvolte. In media, ogni
giorno 15 specialisti, tutti giovani (9 donne e 6 uomini, di un’età
media di circa 30 anni) assunti a tempo indeterminato dalla società
che ha curato il restauro, hanno partecipato al cantiere. In
secondo luogo, il numero di ore di lavoro dedicate alla
riqualificazione è stato elevatissimo: il restauro, che ha previsto
interventi su 5800 mq di superfici interne (di cui 1600 mq di
decorazioni), oltre 300 mq di soffittature lignee a cassettoni, 250
mq di pavimentazioni storiche e 1400 mq di facciate, ha comportato
l’impiego di oltre 12.000 ore di lavoro, tra
maggio e settembre 2015. Il tutto per permettere ai cittadini di
usufruire di questa impresa (costata circa 4 milioni di euro) nei
seguenti orari: dal martedì al venerdì, dalle 9.00
alle 16.00 (ma sono già allo studio ampliamenti degli orari e
aperture straordinarie).
«Il senso dell’impresa che abbiamo voluto realizzare», spiega Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, «è quello di custodire la memoria di un non solo di un grande milanese, ma soprattutto di un grande italiano, la cui grandezza sta nella supremazia che ha affidato alla coscienza di ognuno. Valorizzare il nostro passato significa incoraggiare il Paese a credere in se stesso e nel proprio futuro. Restituiamo a Milano e all’Italia un luogo simbolo della nostra storia e della nostra identità. Manzoni contribuì da protagonista alla formazione di una moderna coscienza nazionale, soprattutto attraverso la costituzione di una lingua che fungesse da modello». Dopo quest’opera di ricostruzione, si può tranquillamente dire che Milano abbia riacquisito un tempio culturale, storico, civile e spirituale.
Di Lorenzo Barberis