Milano, 27/03/2018.
Il grande cuore di Brera torna a battere con nuovo ritmo. Dal 29 marzo 2018 riaprono al pubblico i saloni napoleonici della Pinacoteca, da sempre centro pulsante e fulcro del processo di trasformazione del museo con un allestimento che vede il rinnovamento di sette sale (VIII, IX, X, XI, XII, XIV e XV) e contemporaneamente l’inaugurazione del sesto dialogo Attorno agli Amori. Camillo Boccaccino sacro e profano (fino al primo luglio 2018), nella tradizione del confronto tra capolavori della Pinacoteca e opere in prestito inaugurata due anni fa dal nuovo direttore della Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense James Bradburne.
Come nelle altre sale già riallestite, nuove didascalie e luci esaltano le opere poste, nel caso delle sale napoleoniche, su pareti di un verde cupo e vellutato, accarezzato dalla luce che filtra dai grandi lucernari, fin dall’origine cifra caratterizzante di questi spazi. Un colore simile a quello della sala XXIX che riecheggia il verde secco, documentato negli allestimenti ottocenteschi, e riprende anche le tinte delle colonne in finto marmo realizzate nella ricostruzione post bellica. Il colore marrone cioccolato delle sale X, XI e XII richiama invece quello della sala XXXI in una continuità che punta a coinvolgere il visitatore in una dimensione immersiva e appassionante del museo con la nuova collocazione degli affreschi di Bramante, presentati nella totalità, e quelli di Luini del ciclo della Pelucca, recentemente restaurati, dei quali si propone una selezione. Torna a far parte del percorso museale anche il Martirio di santa Caterina d’Alessandria di Gaudenzio Ferrari, spettacolare tavola, una delle più grandi del museo, appena restaurata dal laboratorio della Pinacoteca di Brera.
La riapertura delle sale napoleoniche è anche l’occasione di sperimentare nuovi modi di fruizione dei dipinti con didascalie su distanziatori e spalliere di nuovi divani. Tra le didascalie d’autore, una di queste è realizzata appositamente per la Pinacoteca di Brera dallo scrittore turco, Premio Nobel per la letteratura, Orhan Pamuk. Inoltre, dal 29 marzo, in sala VIII è posizionato un pianoforte a grande coda, a disposizione per la realizzazione dei programmi musicali della Pinacoteca.
Da sempre i saloni napoleonici sono il cuore di Brera. Ricavati nel 1809 da Pietro Gilardoni negli spazi di Santa Maria di Brera pensando ai grandi dipinti giunti con le soppressioni, sono tra gli ambienti meno mutati negli oltre due secoli di vita della Pinacoteca. Dove altro, se non qui, potevano essere esposti la Predica di San Marco dei fratelli Bellini, le Cene di Veronese, il rutilante Ritrovamento del corpo di San Marco di Tintoretto? Pur restando fedeli ad una storia che identifica il museo, la versione che ora si presenta è sottilmente mutata, in continuità con quanto proposto nelle altre sale. I grandi dipinti della scuola veneta tra Quattro e Cinquecento, le pale lombarde sono disposti su di un registro unico a comporre un discorso organico e comprensibile, in nitida progressione cronologica. Trova anche ampio spazio, ed era molto che non accadeva, il pieno Cinquecento lombardo, con capolavori assoluti della scuola cremonese.
Il nuovo allestimento delle sale X, XI e XII della Pinacoteca di Brera offre una presentazione più ampia e coerente della pittura lombarda e piemontese dal Quattrocento alla metà del Cinquecento. Il percorso inizia con le tavole tardogotiche di Bonifacio Bembo e della bottega degli Zavattari. L’apertura alle novità rinascimentali nella prima età sforzesca è quindi illustrata dalle opere di Donato de’ Bardi, Vincenzo Foppa, Ambrogio Bergognone, Giovanni Martino Spanzotti; il seguito di Leonardo da Vinci è rappresentato dai suoi diretti allievi e dal Maestro della Pala Sforzesca, che innesta i modelli vinciani su una cultura radicata nella Milano di fine Quattrocento. Sono presenti gli affreschi di Bramante dalla casa milanese del poeta Gaspare Visconti, il cui impatto sulle arti in Lombardia fu vasto e profondo, e alcune delle opere più importanti di Bernardo Zenale e di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino, i due maestri più influenti all’inizio del Cinquecento, di Bernardino Luini, il più diretto erede di entrambi, di Gaudenzio Ferrari e del suo sodale Gerolamo Giovenone e di pittori per i quali la definizione di leonardeschi è riduttiva e che lavorarono anche oltre i confini del ducato milanese: Andrea Solario, Giovanni Agostino da Lodi, Cesare da Sesto.
La Pinacoteca di Brera è aperta nei seguenti orari: da martedì a domenica dalle 8.30 alle 19.15, con chiusura della biglietteria alle 18.40. I biglietti di ingresso alla Pinacoteca di Brera hanno i seguenti prezzi: intero 10 euro; ridotto 7 euro per cittadini dell'Unione Europea tra i 18 e i 25 anni; gratis per visitatori sotto i 18 anni di età, cittadini disabili dell'Unione Europea e studenti di facoltà universitarie a indirizzo artistico, architettonico e culturale. Per info 02 92800361.
Sorto su di un antico convento trecentesco dell’ordine degli Umiliati e successivamente passato ai Gesuiti che vi stabilirono una scuola, il palazzo conobbe l’assetto attuale, solido e austero, a partire dall’inizio del Seicento ad opera di Francesco Maria Richini. Nel 1773, a seguito dello scioglimento dei Gesuiti, il Collegio di Brera divenne proprietà dello Stato e l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria volle farne sede di alcuni dei più avanzati istituti culturali di Milano: oltre all’Accademia di Belle Arti e all’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, la Biblioteca Nazionale Braidense, l’Osservatorio Astronomico e l’Orto Botanico.
Incaricato della progettazione e prosecuzione dei lavori fu Giuseppe Piermarini, uno dei protagonisti del Neoclassicismo in Italia. A lui si devono la sistemazione della biblioteca (la Sala Maria Teresa è visibile dalla sala I della Pinacoteca), il solenne portale di ingresso su via Brera, ed il completamento del cortile, al cui centro fu posta nel 1859 la statua bronzea che raffigura Napoleone in veste di Marte pacificatore, fusa a Roma su modello di Antonio Canova.
Nel corso di tutto il XIX secolo logge, cortili, atri e corridoi furono destinati ad ospitare monumenti che celebrassero pubblicamente artisti, benefattori, uomini di cultura e di scienza legati all’istituzione braidense. Tra gli esempi migliori di questo ricco e poco conosciuto arredo sono i monumenti a Cesare Beccaria di Pompeo Marchesi ed a Giuseppe Parini di Gaetano Monti, visibili sullo scalone di accesso alla Pinacoteca.
Museo di statura internazionale, la Pinacoteca di Brera nacque a fianco dell’Accademia di Belle Arti, voluta da Maria Teresa d’Austria nel 1776, con finalità didattiche. Doveva infatti costituire una collezione di opere esemplari, destinate alla formazione degli studenti. Quando Milano divenne capitale del Regno Italico, la raccolta, per volontà di Napoleone, si trasformò in un museo che intendeva esporre i dipinti più significativi provenienti da tutti i territori conquistati dalle armate francesi. Brera quindi, a differenza di altri grandi musei italiani, come gli Uffizi ad esempio, non nasce dal collezionismo privato dei principi e dell’aristocrazia ma da quello politico e di stato.
A partire dai primi anni dell’Ottocento, infatti, anche in seguito alla soppressione di molti ordini religiosi, vi confluirono i dipinti requisiti da chiese e conventi lombardi, cui si aggiunsero le opere di identica provenienza sottratte ai vari dipartimenti del Regno Italico. Questa nascita spiega la prevalenza, nelle raccolte, dei dipinti sacri, spesso di grande formato e conferisce al museo una fisionomia particolare, solo in parte attenuata dalle successive acquisizioni.
La Biblioteca Nazionale Braidense venne costituita nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria che decise di destinare ad uso pubblico la biblioteca del conte Carlo Pertusati e altri fondi librari. La biblioteca aprì al pubblico nel 1786 nel palazzo del Collegio gesuitico di Brera, acquisito dallo Stato dopo lo scioglimento della Compagnia di Gesù (1773). In seguito vennero acquisite diverse raccolte private e di altre congregazioni soppresse, oltre ai duplicati della Biblioteca Imperiale di Vienna. Dal 1788 incrementarono le raccolte anche gli stampati ricevuti quando la biblioteca divenne deposito legale dello Stato di Milano. Anche adesso la Braidense funge da archivio regionale di deposito legale lombardo.
Alla Braidense fu conferita nel 1880 la qualifica di biblioteca nazionale. Nel corso del XIX e del XX secolo molti altri fondi vennero ad arricchire il suo patrimonio, come ad esempio il Fondo Albrecht von Haller (1778), il Fondo Durini (1795) e il fondo manzoniano (1885). Il patrimonio bibliografico della Braidense è all’inizio del 2016 costituito da circa 1.500.000 unità, tra manoscritti, autografi, incunaboli, cinquecentine, testate di periodici, e vari supporti audiovisivi.
La Mediateca Santa Teresa nasce da un accordo di programma tra quattro enti promotori: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Re-gione Lombardia, Provincia e Comune di Milano. Il progetto risale ai primi anni Novanta e la struttura ha aperto al pubblico il 13 giugno 2003. La chiesa barocca di Santa Teresa in via della Moscova a Milano, da tempo in disuso, è oggi trasformata nella sede del materiale multimediale della Braidense. La Mediateca offre ai propri utenti l’accesso a Internet ed alle fonti documentarie elettroniche, digitali e audiovisive, come ulteriore strumento di informazione rispetto alle fonti tradizionali, per finalità di ricerca, studio e documentazione. In Mediateca si possono consultare le risorse elettroniche e audiovisive (musica, documentari, film serie televisive) di cui è depositaria in virtù della legge sul deposito legale (L.15 aprile 2004 n. 106 e D.P.R. 3 maggio 2006 n.252). La Mediateca promuove inoltre iniziative legate allo sviluppo della cultura digitale, obiettivo che si articola in diverse manifestazioni: esposizioni, tavole rotonde, conferenze, videoproiezioni.