Attenzione: la mostra Steve McCurry. Animals è prorogata a domenica 14 aprile 2019!
Milano, 17/12/2018.
Il Mudec - Museo delle Culture di Milano apre con la mostra Animals di Steve McCurry un nuovo spazio espositivo: Mudec Photo, dedicato alla fotografia d'autore, che debutta con una personale di 60 scatti, tra cui alcuni inediti, del fotoreporter americano curata da Biba Giacchetti.
La mostra è visitabile dal 16 dicembre 2018 al 31 marzo 2019 e offre molti scatti tra i più memorabili che il fotografo americano ha collezionato dagli anni Novanta al 2018 in giro per il mondo, con un fil rouge: il rapporto tra l’uomo e gli animali. McCurry è famoso per aver catturato il comportamento dell’uomo in svariate dimensioni: nel rapporto con la natura, con se stesso, con altri uomini, qui invece mette in mostra il rapporto tra l’uomo e l’animale, sotto vari aspetti da quelli più tragici come lo sfruttamento, ad altri più poetici e ironici. «Io mi sono sempre occupato degli uomini e del comportamento umano in generale», spiega Steve McCurry nel corso della conferenza stampa, «ma mi sono accorto a un certo punto della mia vita che molte delle fotografie che avevo scattato ritraevano animali e mi ha iniziato a interessare che tipo di correlazione ci fosse tra loro e l’uomo».
Così, assieme a Biba Giacchetti, McCurry ha selezionato gli scatti per offrire una visione corale delle storie che legano l’uomo all’animale in svariati contesti e culture, attento anche ai parallelismi tra le loro condizioni, come lui stesso evidenzia: «molto spesso la vita degli animali è una vita fatta di lotta contro il dolore e la sofferenza. Proprio qui al Mudec, mentre osservavo da solo la mostra in anteprima, ho pensato che alla fine anche noi esseri umani dobbiamo lottare contro il dolore e la sofferenza nel corso della vita e questa analogia mi ha particolarmente interessato».
Non mancano scatti di forte impatto, come la celebre foto Camel in Burning Oil Fields, vincitrice del Word Press Photo nel 1992, assegnatogli dalla Children Jury, giuria composta da bambini di tutte le nazioni. Lo scatto ritrae tre cammelli che fuggono dalle fiamme durante l’esplosione dei pozzi petroliferi in Kuwait: è il 1991, McCurry sta attraversando i territori della prima Guerra del Golfo e sul confine tra l’Arabia Saudita e il Kuwait si trova davanti allo spaventoso spettacolo dei seicento pozzi petroliferi incendiati dall’esercito di Saddam Hussein. «Una delle storie più drammatiche che mi siano capitate», racconta McCurry: «sembrava un set cinematografico. C’erano carcasse di automobili, animali che scappavano e il cielo buio a causa del fumo: non si distingueva il giorno dalla notte».
In questi scatti, come nelle parole di McCurry, è preponderante la denuncia ambientale accanto a una lieve nostalgia per un mondo in drastica trasformazione. Alcuni scatti invece, come quello della ragazza gitana con i topolini sul collo, scelta come immagine di presentazione della mostra, non hanno particolari storie dietro, ma negli occhi dei soggetti si legge tutto il loro vissuto.
L’allestimento lascia la libertà al visitatore di girare da uno scatto all’altro senza un ordine preciso, ma in continuità e con un’alternanza tra gli scatti più impegnativi e quelli più ironici e spensierati. Qui tutte le info su orari e prezzi per visitare la mostra Steve McCurry. Animals al Mudec di Milano.
«Con Mudec Photo e in particolare con la mostra inaugurale di Steve McCurry, l’obiettivo è rappresentare in maniera significativa quella che è la missione del Museo delle Culture, ovvero di generare dalla differenza tra le culture una vera e propria cultura della differenza», spiega l'assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno. L'obiettivo del museo di celebrare le diversità delle culture di tutto il mondo è ricordato anche dalla direttrice Anna Maria Montaldo: «il Mudec è un luogo di incontro, è un museo di esploratori perché le esposizioni permanenti si sono formate grazie ai milanesi e ai lombardi che dall’Ottocento sono stati in giro per il mondo a scoprire culture diverse, riportando poi a casa le testimonianze di questi luoghi». Il museo infatti, nato solo nel 2015, vanta una collezione permanente fatta di 8 mila reperti provenienti da tutti i continenti, tra opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti e strumenti musicali di tantissime culture.
Di Elena Buzzo