Milano, 05/11/2021.
Il Museo Diocesano di Milano compie 20 anni e per celebrare il suo compleanno ha deciso di inaugurare una serie di eventi aperti al pubblico. Uno di questi è la tredicesima edizione dell'iniziativa Capolavoro per Milano, che rappresenta un modo prezioso e utile per riscoprire la bellezza della cultura (nonché una possibilità anche per i più giovani che troppo spesso vivono l’arte come un concetto anacronistico e lontano).
Dal 6 novembre 2021 al 6 febbraio 2022 le sale del Museo Diocesano ospitano l’Annunciazione realizzata da Tiziano Vecellio (1490 circa – 1576) proveniente dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli. Il capolavoro del 1558 di Tiziano fu commissionato dai Pinelli, una famiglia di banchieri e mercanti di origine genovese trasferitasi a Napoli. L’opera proviene dalla chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, l’unica al mondo ad aver conservato i dipinti di Tiziano, Raffaello e Caravaggio.
Sabato 6 novembre 2021, il Museo Diocesano ha deciso di offrire al pubblico l’ingresso gratuito per consentire di ammirare l’opera in tutta la sua magnificenza grazie anche alle luci utilizzate, che riproducono la stessa atmosfera di una chiesa. Poi l'Annunciazione di Tiziano è visitabile fino a domenica 6 febbraio 2022 al costo di 8 euro (biglietto ridotto 4-6 euro) nei seguenti orari di apertura: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00 (lunedì chiuso), con prenotazione on line consigliata; per info 02 89420019.
La mostra è in verità un percorso, un labirinto dove le parole dello storico d’arte Roberto Longhi accompagnano il visitatore in un viaggio profondo e senza tempo. Le parole dello scrittore lasciano il segno e così la mostra diviene un percorso, oltre che visivo, anche emozionale. Grazie ai sublimi concetti espressi da Longhi si può osservare l’opera con maggiore consapevolezza e volgere uno sguardo capace di penetrare l’opera nella sua maestosità e nella sua profondità.
L’ultima Annunciazione rappresenta uno dei capisaldi della maturità di Tiziano ed è anche un raro episodio di pittura veneta nella Napoli del ‘500. L’artista nel corso della sua lunga attività pittorica ha trattato più volte il tema iconografico dell’Annunciazione compiendo e apportando di volta in volta differenti versioni. Il concilio di Trento non era ancora terminato e le indicazioni pittoriche del periodo erano chiare ed evidenti. L’Annunciazione rappresenta l’inizio, l’origine da cui tutto ebbe inizio, e Tiziano come altri pittori dell’epoca aveva quindi il compito di rendere comprensibili i temi sacri, e di rappresentare le gesta raccolte all’interno delle sacre scritture in modo efficace e intuitivo.
Attraverso la sua ultima Annunciazione, Tiziano rappresenta in maniera innovativa il dialogo tra l’Angelo e la Vergine e lo fa con un gioco di luci ed una rappresentazione davvero rivoluzionaria. La tela, infatti, si inserisce in un momento di mutamento per l’artista e grazie all’uso particolare delle ombre e delle luci, Tiziano crea un ambiente ed uno sfondo realistico inserendo elementi nuovi. Come il paese, che se lo si osserva da vicino fa intravedere anche delle case, oppure lo sbuffo della manica che se lo si guarda separatamente sembra un pasticcio, uno scarabocchio, ma che se osservato da lontano torna ad essere chiaro e nitido. Lo stesso gioco anche per i dettagli rappresentati sulla grande colonna a destra che fa da sfondo alla Vergine Maria, che, oltre a svolgere la sua funzione compositiva, evidenzia in modo significativo il ruolo di colei che porterà alla luce il Signore.
Una volta giunti all’interno della sala, la grande tela compiuta dall’artista sembra prender vita. È interessante la posizione dell’angelo che, a differenza dell’Annunciazione del 1536, viene raffigurato in una posizione terrena: non appoggia più i propri piedi su una nuvola nera, sottolineando così l’appartenenza ad uno un mondo soprannaturale, ma a terra, e indossa dei sandali; una mano, inoltre, anziché indicare la Vergine, la accoglie, mostrandole il palmo anziché il dito. Il tenero gesto dell’Angelo sembra voler rassicurare Maria, e lo si deduce dall’espressione del viso della Vergine, che appare serena e beata, con le braccia incrociate sul petto illuminata dalla luce divina.
Di Giorgia Petani