Dal 17 gennaio al 6 aprile 2023 la Kasa dei Libri di Milano ospita la mostra Calvino in Kasa, dedicata a Italo Calvino nel centenario della nascita con lo scopo di raccontare la vita e il ruolo fondamentale dello scrittore nell’editoria italiana.
Calvino in Kasa presenta in esposizione oltre 300 libri, da quelli scritti dai genitori, illustri botanici italiani, posseduti da pochissime biblioteche e mai mostrati in questa integrità, a quelli tradotti dallo scrittore, le curatele, i volumi di cui scrisse i risvolti di copertina e le prefazioni, fino a un Calvino meno noto, autore di canzoni, di testi d’opera, voce narrante di documentari sulla Resistenza.
L'inaugurazione è fissata per martedì 17 gennaio alle ore 18.00, con Ricardo Franco Levi e Tommaso Sacchi. La mostra è poi aperta al pubblico fino a giovedì 6 aprile, tutti i giorni in orario 15.00-19.00, a ingresso gratuito e senza necessità di prenotazione. Ulteriori informazioni via email o telefonando al numero 02 66989018.
Mario Calvino ed Eva Mameli Calvino, i genitori di Italo, sono stati due agronomi e botanici importanti, e hanno affidato alla parola scritta molte delle loro riflessioni sul tema. Oltre ad alcune pubblicazioni specialistiche, hanno dato vita insieme - lui direttore, lei segretaria di redazione - a un mensile, Il giardino fiorito, uscito dal 1931 al 1947, con una breve pausa durante il momento peggiore della guerra, negli anni in cui Italo Calvino attraversava l'adolescenza: in mostra è esposta una corposa collezione della rivista (posseduta sì e no da un paio di biblioteche italiane e - presumibilmente - da nessun privato) oltre alcuni dei libri e opuscoli scritti dai genitori Calvino. Vederli così, prima delle opere giovanili del figlio, è un complemento di informazione importante.
C’è infatti anche una continuità di contenuti: Calvino è stato un autore estremamente consapevole del rapporto con la natura, fin dal titolo del suo esordio, Il sentiero dei nidi di ragno, celebratissimo omaggio alla Resistenza. E poi, scendendo per li rami, Il barone rampante, e tanti episodi di Marcovaldo. Non solo: con alcune sue opere, in particolare La nuvola di smog, del 1958, Calvino è stato ecologista prima ancora che esistesse la parola. Insomma, visti in sequenza, i libri dei genitori e questi dello scrittore fanno un tutt’uno, che porta il titolo Alle radici di Calvino, trasformando l’introduzione alla mostra in un accenno di bosco, dove stanno i vari volumi. E dove i visitatori possono trovare anche alcune primizie di buona rarità: per esempio i fascicoli del Corriere dei Piccoli dove alcuni racconti di Marcovaldo sono apparsi contemporaneamente alla prima edizione in volume; oppure le riviste con le edizioni originali della Speculazione edilizia o della Giornata d’uno scrutatore: reperti introvabili che in generale non si vedono mai.
La relazione con le radici familiari non finisce qui: il debito di Calvino verso i genitori è ancor più esplicito nell’attenzione alla scienza. Un rapporto, se si vuole, un po’ edipico: più volte lo scrittore ha denunciato un complesso di inferiorità nei confronti di quella scienza praticata dai genitori e il recupero di tematiche scientifiche, a partire dagli anni Sessanta, non può prescindere da quel contrasto originario. Certo, la scienza di Calvino è filtrata attraverso le ragioni della narrativa; comunque è una rarità nell’epoca delle due culture, dove i ponti tra materie umanistiche e scientifiche sono stati decisamente infrequenti. È la seconda sezione della parte dedicata ai libri di Calvino, intitolata Le infinite possibilità del narrare: con le tanti varianti sul tema, da Ti con zero a Palomar, di cui sono presenti anche alcuni dei testi usciti originariamente sul Corriere della Sera.
Un’altra sezione è dedicata al mondo della fiaba, che Calvino ha frequentato tutta la vita, dall’antologia della Fiabe italiane del 1955, dalla cui prefazione è tratto il titolo Ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati, fino alle numerose prefazioni e interventi critici, esposti sempre nelle edizioni originali. A seguire ci sono anche tutte le altre prime edizioni di Calvino, giù giù fino al testamento delle Lezioni americane, quasi tutte in edizioni Einaudi (anche se non mancano flirt con altri editori, come una delle versioni delle Cosmicomiche, uscita per il Club degli Editori, o quella del Castello dei destini incrociati, pubblicata in primis per Franco Maria Ricci nel volume Tarocchi).
Ma Calvino, si sa, vuol dire anche editor: in questa veste ha scritto centinaia di contributi, molto spesso anonimi, schede editoriali, pre e postfazioni, risvolti, quarte di copertina, un’infinità di testi che coprono l’intera sua vita adulta. La mostra presenta le versioni originali di questi testi in percorso che permette anche di vedere il progresso fisico dei libri, dall’aspetto umile della Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria degli anni Cinquanta fino alla modernità dei Nuovi Coralli, di 30 anni più tardi, dove - sotto lo sguardo di Calvino - esordirono Andrea De Carlo e Daniele Del Giudice. E poi, naturalmente, i Centopagine: la collana che Calvino fondò nel 1971 e proseguì fino alla scomparsa, nel 1985: 77 titoli che, messi in fila fisicamente, mostrano perfettamente il rapporto dell’autore con i classici. In totale, la sezione su I libri degli altri mostra circa 250 testi, completi anche di alcuni inediti, come la prefazione a un poemetto sulla Resistenza del 1949 scritto da un certo Pin, che era poi il nome del protagonista del Sentiero dei nidi di ragno. Un po’ più di una coincidenza: eppure lo smilzo libretto parrebbe sfuggito a tutte le ricognizioni bibliografiche su Calvino.
La terza parte della mostra, Sul palco e sul set, riguarda i rapporti di Calvino con il mondo della scena e dello spettacolo. Molto scettico sugli sconfinamenti degli scrittori in questi campi, Calvino ha limitato le sue incursioni a pochi episodi infrequenti e difficili da documentare. Quasi introvabili, per esempio, le tracce della sua collaborazione con Luciano Berio, che ha dato luogo a due azioni musicali importanti degli anni Ottanta, La vera storia e Un re in ascolto: qualche libretto, qualche locandina, nulla più. Più curiose alcune canzoni di taglio popolare che scrisse negli anni Cinquanta, in particolare Oltre il ponte e Dove vola l’avvoltoio, che ancora oggi capita di ascoltare, ma per gran parte del pubblico potrebbero suonare inedite. Così come non troppo noti sono i riferimenti al cinema, che Calvino ha frequentato assai poco, con risultati discontinui: dimenticabili alcuni episodi di film a più mani dei primi anni Sessanta, un po’ meglio la versione animata del Cavaliere inesistente di Pino Zac (1970) e quella televisiva del Marcovaldo dello stesso periodo; a ciò si aggiunge qualche documentario sulla guerra partigiana, come Giorni di furore (1965), a cui lo scrittore ha prestato la voce.