Da Renoir a Picasso, da Miró a Fontana: 120 capolavori della grafica del ‘900, mostra

Oltre a seguire il flusso della storia dell’arte, la mostra offre l’opportunità di studiare l’opera di alcuni artisti e di alcuni movimenti che hanno sperimentato la grafica in maniera approfondita e autonoma rispetto alle altre tecniche. Particolarmente interessanti sono i focus sulla grafica cubista, che presenta lavori di enorme importanza e raramente esposti al pubblico di Pablo Picasso (Nature morte à la bouteille de Marc, 1911), Fernand Léger (Composition aux deux personnages, 1920), Louis Marcoussis (La table, 1930), Juan Gris (Nature morte, 1922), Gleizes (La ville (Toul), 1914), Alexander Archipenko (Zwei weibliche Akte, 1921), Henri Laurens (Valencia, 1927) e altri; a questo si aggiungono quello che documenta la produzione della scuola del Bauhaus, con fogli di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, Lyonel Feininger, Oskar Schlemmer, Laszlo Moholy-Nagy, Natalia Goncharova e quello che esamina la grafica prodotta dagli esponenti del movimento di avanguardia tedesco Die Brücke (Il Ponte), quali Karl Schmidt-Rottluff, uno dei suoi fondatori (Melancholie, 1914), di Christian Rohlfs (Verliebt, 1912), Max Pechstein (Kopf eines bärtigen Fischers, 1922), Emil Nolde (Prophet, 1912) e persino dal fauvista Raoul Dufy che, dopo un soggiorno a Monaco dove ebbe modo di incontrare le suggestioni del gruppo tedesco, incise L’amour (1905-1910), una xilografia capace di coniugare il primitivismo più selvaggio e spigoloso degli espressionisti a quello più armonioso e morbido dei Fauves francesi.

Non manca una ricognizione sulla grande tradizione della grafica italiana, con lavori cubo-futuristi di Gino Severini (La modiste, 1916), metafisici di Carlo Carrà, qui con una rara acquaforte del 1924 (Barche in porto) e Giorgio De Chirico. Nel panorama italiano del secolo scorso spiccano inoltre maestri dell’incisione quali Giuseppe Viviani (Cani e cabine, 1965) e Luigi Bartolini (La fragile conchiglia, 1936) e figure di pittori e scultori che vedevano nella stampa d’arte un terreno di espressione autonoma; è il caso di Giorgio Morandi (Natura morta con il cestino del pane, 1921), Marino Marini (La prova, 1942; Le cavalier noir, 1960), Massimo Campigli (Il gioco del diabolo, 1952; Donne alla Tour Eiffel, 1951), Zoran Music (Filet bleus, 1957) e di due poeti dell’Informale quali Emilio Vedova (Scontro di situazioni opera 13, 1959) e Alberto Burri (Combustione, 1963-1964).

La rassegna offre inoltre una preziosa occasione per comprendere il ruolo e le possibilità espressive delle diverse tecniche a stampa, dall’acquaforte alla litografia, dalla xilografia al pochoir, e racconta la relazione tra i maestri e i loro stampatori di fiducia: un rapporto non gerarchico, che supera di gran lunga i confini tracciati tra ideatore ed esecutore.

La mostra è visitabile nei seguenti orari di apertura: dal mercoledì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00; sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 19.00 (biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro; ridotto speciale 5 euro per bambini dai 7 ai 12 anni e scuole di ogni ordine e grado; ingresso gratuito per bambini fino a 6 anni e visitatori disabili - a invalidità superiore al 74% - con accompagnatore solo in caso di non autosufficienza).

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