Phos Centro Fotografia Torino, con la collaborazione di Gruppo Building, presenta dal 29 maggio al 14 luglio Barrio San Leopoldo, una mostra personale di Piero Ottaviano che mette in evidenza il fascino dell’architettura caratteristica cubana.
Una raccolta di 25 fotografie panoramiche, parte di una più ampia serie di scatti, che ritrae con uno sguardo inedito uno dei quartieri simbolo della capitale caraibica, incluso il tratto di lungomare che percorre la costa nord della città, nel cuore del Barrio San Leopoldo, tra Paseo del Prado e Belascoain, mettendo in luce un’architettura in stile eclettico, che riflette la vivacità culturale della tradizione cubana. Dallo stile neoclassico al coloniale, passando dall’Art Déco fino al moresco e al barocco, l’architettura de L’Avana vanta oggi un contrasto di stili architettonici molto diversi tra loro, con edifici fortemente corrosi dall'azione salina e dalla scarsa manutenzione che ostentano una maestosa dignità.
Gli scatti, realizzati con il particolare formato di pellicola da 70 millimetri, rappresentano il punto di vista di Piero Ottaviano e il frutto del suo più ampio progetto di lavoro correlato alla fotografia di paesaggio urbano e di architettura, che testimonia anche una storia economica e sociale. Le fotografie non corrispondono a cliché turistici, ma vogliono parlare di una condizione antropica e del contesto in cui si svolge, per raccontare la vita di chi abita quel quartiere attraverso edifici animati ed espressivi quanto possono esserlo i volti delle persone.
Barrio San Leopoldo rappresenta una collezione unica, realizzata con due camere panoramiche analogiche dotate di ottiche decentrabili per la fotografia di architettura, costruite dal noto maestro Giorgio Jano e donate a Piero Ottaviano. La pellicola utilizzata è medio-formato per fotografia aerea, in bianco e nero, consente una migliore penetrazione del velo atmosferico e una maggiore incisione, e la specifica costruzione delle macchine utilizza l’obbiettivo fotografico fino al suo limite, permettendo al contempo la creazione di una particolare sagomatura. Inoltre, l’assenza del mirino conferisce un carattere particolare al rapporto fotografo-camera-soggetto, rendendo impossibile stabilire in maniera metodicamente programmata l’inquadratura, e quindi ottenendo un risultato difficilmente ripetibile.