Al geniale architetto che ha concepito e disegnato il nuovo Teatro Regio, è dedicata la mostra Carlo Mollino: Atlante: una immersione totale nell’universo di un genio del Novecento, protagonista eclettico e singolarissimo della storia dell’architettura e del design, ma anche scrittore, fotografo, sciatore, automobilista e pilota di aerei, tra le menti più originali e poliedriche del XX secolo.
La mostra è curata da Fulvio e Napoleone Ferrari e prodotta dal Teatro Regio Torino nell’ambito di Regio50, con la collaborazione del Museo Casa Mollino ed è realizzata con il contributo di Reale Mutua – Socio Fondatore del Teatro Regio – e con il sostegno della BuonoLopera Foundation, che del Regio è Socio Sostenitore. Un ringraziamento speciale va al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
Carlo Mollino, figlio unico dell’ingegnere Eugenio Mollino, nasce nel 1905 a Torino dove compie i suoi studi. Nel 1925 si iscrive alla facoltà di Ingegneria e, dopo un anno, si trasferisce alla Regia Scuola Superiore di Architettura dell’Accademia Albertina di Torino, in seguito divenuta facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove si laurea nel luglio del 1931. Architetto e designer, progettista e pilota di aeroplani e di auto da corsa, scrittore, fotografo. Ottimo sciatore, diventa nel 1942 maestro di sci e nel dopoguerra Presidente della Commissione delle scuole e dei maestri di sci della F.I.S.I. nel 1951 scrive il trattato Introduzione al discesismo dalle cui pagine emerge appieno tutta la sua personalità inquieta, fantasiosa, ingegneristica. Dopo avere pubblicato nel 1948 i volumi Architettura, arte e tecnica, nel 1953 vince il concorso a Professore ordinario e ottiene la cattedra di Composizione architettonica, che conserva fino alla morte. Nel 1957 partecipa al Comitato organizzativo della XI Triennale di Milano. Muore improvvisamente nell’agosto 1973 nel suo studio.
La mostra si snoda come un arcipelago in dieci isole-capitoli distribuiti nei vari livelli del Foyer, che introducono alla leonardesca complessità dell’architetto e dell’uomo e, ovviamente, a quello che è considerato il capolavoro della sua vita, il nuovo Teatro Regio, concluso in coincidenza della scomparsa del suo autore.
Sin dall’atrio esterno si percepisce qualcosa di nuovo: su ognuna delle dodici porte di ingresso al Teatro è posto un segno zodiacale realizzato di neon. Il senso nelle parole dei curatori Fulvio e Napoleone Ferrari: «il Teatro accoglie al mondo dell’arte, ed esattamente come siamo stati accolti in questa nostra vita sotto gli auspici di un segno zodiacale, Mollino ci accoglie alla vita dell’arte che nasce nel suo Teatro con dodici varchi. Con questo segno, fin da subito, è resa sorprendente l’unicità della sua architettura».
Dieci capitoli, dieci “canti” narrano la sua biografia, il suo Teatro, la professione, i mobili milionari, le fotografie, le acrobazie aeree e quelle sugli sci, le auto da corsa, la moda e, infine, la filosofia che ha influenzato la sua vita. I materiali in mostra sono organizzati su piattaforme trigone a spigoli arrotondati, “galleggianti” a 20 cm di altezza dal pavimento, così da permettere una chiara visione dall’alto di disegni, libri, fotografie e oggetti esposti.
È estremamente complesso rendere la profondità delle voci che “cantano”, per usare una metafora teatrale, nell’architettura del Regio: Piranesi, Man Ray, Dalì, Guarini, l’uovo cosmico, il corpo femminile. Con una video-installazione realizzata dall’artista Donato Sansone si rappresentano in maniera semplice, con un continuo e ipnotico fluire di forme che si trasformano dal corpo femminile al corpo del Teatro, dalle scale di Piranesi alle passerelle del Regio, le relazioni visive che legano i mondi citati con il poliedrico interno del Teatro.
La sala del Regio, unica al mondo, si può ammirare nella prima rappresentazione tridimensionale: il modellino in gesso in scala 1:33 realizzato nel 1966 per effettuare le prove acustiche, interamente restaurato per l’occasione dal laboratorio Montanaro di Torino e arricchito da una suggestiva illuminazione interna. L’illuminazione della sala, la celebre “Nuvola” realizzata da Gino Sarfatti, è al centro di una installazione che esalta il fenomeno di rifrazione della luce prodotta da migliaia di steli.
Un’isola conterrà la biografia fotografica e di ritratti pittorici di Carlo Mollino. Un’altra ne illustrerà la professione con modelli di architettura rotanti, immagini e disegni. Un letto a castello, vera e propria architettura di interni, insieme a piastrelle ed elementi originali della sala da ballo Le Roi di Torino, descrivono il suo lavoro di inventore di arredi. L’amore di Mollino per la velocità si potrà ammirare nei suoi diversi aspetti, a partire dal capolavoro della Bisiluro DaMolNar, l’automobile progettata per la 24 Ore di Le Mans nel 1955, concessa straordinariamente in prestito dal Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Accanto, il modellino della macchina da record di velocità “Osso di seppia”, accompagnato da disegni e foto. A un video d’epoca, al suo libro Introduzione al Discesismo, alle immagini e ai foulard in seta disegnati per Cervinia, è affidata la descrizione del mondo dello sci visto da Mollino, sport di cui era maestro e in cui eccelleva, tanto quanto nell’acrobazia aerea, tema rappresentato dai disegni e dal modellino 3d del biplano da lui progettato, insieme ai libri di ingegneria aeronautica che aveva in gran numero nella propria biblioteca. La fotografia è rappresentata nelle sue due fasi: nella prima, attraverso grandi formati, è esposto il lavoro degli anni Trenta, mentre nei salottini del foyer sono esposte venti delle celebri Polaroid “erotiche” create nell’ultimo decennio della sua vita. Per la prima volta in assoluto si potranno vedere alcuni vestiti collezionati da Mollino negli anni Sessanta: viene così rivelata una connessione inedita con la moda, che sfocia nel video di una recente sfilata di Moschino ispirata ai suoi scatti più famosi. Infine la filosofia, ossia la metafora del viaggio esistenziale – suo e nostro – è rappresentata con due opere fotografiche uniche, di fortissimo impatto e significato simbolico, realizzate da Brigitte Schindler.
Tutta la mostra è resa possibile soprattutto grazie alla documentazione e alle opere custodite dal Museo Casa Mollino di Torino, fondato da Fulvio e Napoleone Ferrari, fin dal 1985 impegnati nella valorizzazione della figura di Carlo Mollino con pubblicazioni e mostre realizzate in tutto il mondo – Europa, Stati Uniti e Giappone. La mostra ha visto il coordinamento generale per il Teatro Regio di Simone Solinas, il progetto esecutivo e la direzione lavori dell’architetto Elena Maria D’Agnolo Vallan insieme all’architetto Valeria Cottino; il lighting design è di Marco Ostini.
Nell’ambito di Artissima 2023, fino al 12 novembre il percorso di visita si arricchisce dell’installazione multimediale di Simon Starling Four Thousand Seven Hundred and Twenty Five (Motion Control/Mollino), della collezione Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. In occasione del trentennale di Artissima, il centro della Città di Torino accoglie Dove finiscono le tracce, progetto espositivo nato e sostenuto dal desiderio della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di valorizzare la propria collezione e affidato alla curatela di Artissima. La mostra diffusa si disloca nei luoghi simbolici della città, con alcune iconiche opere della collezione della Fondazione attualmente in comodato alla GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e al Castello di Rivoli Museo d’arte Contemporanea.
BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI
La mostra è visitabile su prenotazione a partire dal 18 ottobre; dal 22 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024 sarà aperta il sabato pomeriggio, ore 15-18, e la domenica mattina, ore 10.30-13.
La mostra è inoltre accessibile al pubblico presente al Teatro Regio per tutti gli spettacoli e i concerti.