Giovedì 22 febbraio 2024, alle ore 19.30, al Teatro Carignano, debutta in prima nazionale Otello di William Shakespeare, per la drammaturgia di Ármin Szabó-Székely, diretto dalla regista ungherese Kriszta Székely, artista associata del Teatro Stabile di Torino, che ha firmato nella scorsa stagione Riccardo III con l’interpretazione di Paolo Pierobon.
Saranno in scena gli interpreti Barna Bányai Kelemen, Vivien Rujder, Lehel Kovács, Alexandra Borbély, Dávid Vizi, Ferenc Elek, Péter Takátsy, Vilmos Vajdai, Benjámin Lengyel, Kata Kanyó. Le scene sono di Nelli Pallós, i costumi di Juli Szlávik, le musiche di Flóra Lili Matisz.
Lo spettacolo, prodotto dal Katona József Színház e dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, resterà in scena per la stagione in abbonamento dello Stabile fino a domenica 25 febbraio 2024.
Lo spettacolo è in lingua ungherese con soprattitoli in italiano
Nella regia di Kriszta Székely, la chiave del dramma di Shakespeare è Iago. Odia, mente, non è chi dice di essere e con le sue bugie distrugge tutto. Proprio come Riccardo III, è determinato a essere un cattivo e subordina tutte le sue azioni a questo scopo. Non vacilla, va avanti. Non si tira indietro di fronte a nulla. Diventa un uomo di spettacolo, un illusionista. È ferito: il suo capo non l'ha fatto colonnello, è rimasto capitano. Questa frustrazione e quest'odio cieco guidano tutto.
Otello incarna l'outsider sempre presente che, per qualche meschino motivo, viene stigmatizzato, condannato ed emarginato: non può inserirsi nella società, ed è il bersaglio perfetto per la comunità che attraverso di lui sfoga la frustrazione, la rabbia e l'impotenza represse. Alla fine diventa ciò che gli altri vogliono che sia: si libera dell'uniforme militare e scatena l'aggressione che uccide Desdemona.
«Non sono quel che sono» dice Iago, un capitano che vuole diventare colonnello. È geloso di tutti, mente a tutti. È consapevole della manipolabilità delle persone e del fatto che la realtà non è inequivocabile. Tutto dipende da come viene presentato. Sente le crepe tra amanti, amici, alleati, e con le sue bugie contribuisce a rendere queste crepe degli abissi. Spacca in due il mondo. Fonda le sue azioni sull’incertezza, sulla paura e sui pregiudizi; divide e impera. Otello crede alla sincerità di Iago, perché il suo sottoposto è bravissimo nel recitare la parte dell’uomo onesto. Nel mondo ingenuo del Moro, Desdemona è additata come adultera, perché l’apparenza è contro di lei. La bugia rende più grande la parte peggiore delle cose, e fa cadere tutto a pezzi in un batter d’occhio.
La regia di Székely non si limita a trattare il tema degli estranei, ma esamina sottilmente il cancro del nostro presente, la volontà distruttiva ed egoistica di potere, il meccanismo socialmente dominante delle fake news, e tratta anche sentimenti molto umani come la frustrazione causata dall'abbandono e la gelosia, che è una delle forze motrici dietro le azioni di quasi tutti i personaggi.
L'aspetto inquietante è il metodo, il fatto che niente e nessuno abbia importanza. Il fine deve essere raggiunto, non importa come, a quale costo. Oggi vediamo molti casi, metodi e figure di questo tipo intorno a noi. Forse è per questo che lo spettacolo tocca rapidamente lo spettatore, perché vede ciò che vive ogni giorno. Questo effetto è alimentato da uno stile di messa in scena fresco, dinamico e contemporaneo.