Accademia di Liuteria Piemontese San Filippo
Ingresso dedicato agli iscritti FAI
L'Accademia di Liuteria Piemontese San Filippo ha sede nel cuore della città di Torino, a pochi passi dal Museo Egizio e da Palazzo Carignano, presso il Complesso Monumentale di San Filippo Neri, costruito nel 1891 per volere del duca sabaudo Carlo Emanuele II allo scopo di ospitare la congregazione dei Padri Filippini. L’Accademia nasce nel 2010 da una collaborazione tra il Maestro liutaio Enzo Cena e la congregazione, con il fine di tramandare la bellezza e il rigore del mestiere di liutaio, straordinaria eccellenza piemontese. All'interno dei locali al pianterreno si potrà visitare la Sala Valfrè, che fino al 1998 ha ospitato la cappella di S. Anna, adibita alla celebrazione di matrimoni. Fu probabilmente qui che, nel 1863, il primo ministro Urbano Rattazzi sposò, quasi in segreto, Maria Wyse Bonaparte, nipote di Napoleone. Al piano superiore troviamo il laboratorio dove attualmente gli studenti seguono i corsi formativi per progettare, realizzare e collaudare lo strumento ad arco scelto. Oltre alla storica Sala Valfrè al piano terra durante le Giornate FAI si visiterà il laboratorio dove ascoltare, direttamente dalla voce degli studenti, la loro esperienza nella pratica e nel perfezionamento delle abilità manuali. Dopo un emozionante affaccio dall'alto sulla lunga navata di circa 70 metri di lunghezza e sulla caratteristica volta a botte della chiesa di San Filippo, sarà possibile visitare anche al piano “infernotti” la grande sala adibita a concerti ed eventi in cui ammirare gli strumenti, i legni e i materiali utilizzati per la loro costruzione.
Energy Center House (PoliTo)
Situato all’interno del campus del Politecnico di Torino, l’Energy Center House è il pilastro del progetto Energy Center Initiative (ECI), lanciato dall’Ateneo nel 2016 con l’obiettivo di avviare una serie di azioni e progetti per supportare e fornire consiglio strategico alle autorità locali, agli enti nazionali e transnazionali sulle politiche e le tecnologie energetiche da adottare. L’Energy Center House ospita start-up, pubbliche amministrazioni, aziende e altri soggetti attivi nei comparti della ricerca e sviluppo, del management, della policy e del decision-making in campo energetico. Al suo interno anche l'Energy Center Lab, il Centro Interdipartimentale che è il motore scientifico dell'iniziativa Energy Center, dove competenze multidisciplinari di ricercatori e docenti vengono condivise con l'obiettivo di sviluppare tecnologie e sistemi integrati per un utilizzo più responsabile delle risorse. La struttura, ideata per soddisfare requisiti elevati in termini di ambiente, prestazioni energetiche e di comfort termico, ha vinto l'Italian Gyproc Trophy ed è stata candidata all'International Saint-Gobain Gyproc Trophy 2016, nella categoria di Innovation & Sustainability. In occasione delle Giornate FAI i visitatori scopriranno le particolari caratteristiche architettoniche dell'Energy Center, costruito secondo i principi della sostenibilità: l’edificio, infatti, autoproduce parte dei propri fabbisogni energetici attraverso risorse on site, tra queste troviamo l'utilizzo di acqua sotterranea come fonte di calore e pozzo per riscaldamento e raffrescamento e pannelli fotovoltaici per la produzione di elettricità.
QUASSOLO (TO)
Centrale Edison Quassolo
Ingresso dedicato agli iscritti FAI
Il 15 settembre 2023, Edison ha inaugurato una nuova centrale idroelettrica a Quassolo, in provincia di Torino. Situata lungo la sponda sinistra del fiume Dora Baltea, è un impianto ad acqua fluente di piccola derivazione con una potenza installata di 2.700 kW e una producibilità di 8.300.000 kWh all'anno, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 3.000 famiglie e di evitare l'emissione in atmosfera di 3.300 tonnellate di CO2 all'anno. L'idea del progetto risale al 2013, mentre i lavori di costruzione, iniziati nel novembre 2021, si sono conclusi nel giugno 2023. In fase di progettazione è stata rivolta particolare attenzione agli impatti sul territorio e alla conservazione del contesto paesaggistico, con l'obiettivo di assicurare la naturale integrità ecologica del fiume Dora Baltea, a conferma dell'impegno di Edison per la tutela dell'ambiente. I residenti dei comuni di Quassolo, Borgofranco di Ivrea, Quincinetto, Tavagnasco, Montalto Dora e Settimo Vittone, oltre ai clienti di Edison Energia di tutta Italia, hanno contribuito al finanziamento per la realizzazione della centrale aderendo alla campagna di crowdfunding - Edison Crowd per Quassolo - lanciata dal Gruppo nel 2022, scegliendo così di supportare la transizione energetica sul proprio territorio. Edison è stato il primo operatore energetico in Italia a lanciare iniziative di questo tipo già nel 2018, concludendo con successo ben tre campagne di crowdfunding.
CASTIGLIONE TORINESE (TO)
Impianto di depurazione SMAT
Situato a circa 10 km da Torino, l’impianto di depurazione Smat di Castiglione Torinese è il più grande in Italia e rappresenta un importante esempio di connubio tra tecnologia e natura. Attivo dal 1984, l’impianto centralizzato Smat è il punto di incontro tra le esigenze di realizzare infrastrutture complesse, altamente tecnologiche e le esigenze di preservare un ambiente naturale di elevato pregio al fine di garantire la depurazione delle acque reflue. La costruzione dell'argine a protezione del sito con terre provenienti da cave del fiume Po, la successiva riqualificazione delle aree, la piantumazione di boschi e la realizzazione di aree naturalistiche, sono alcune delle attività eseguite nel tempo che hanno portato un importante valore aggiunto ad un'opera che è un “unicum” nel panorama italiano. Se fino ai primi anni Ottanta il Po riceveva le acque reflue con un forte scompenso ecologico, grazie al depuratore e a un processo di rinnovamento continuo, oggi vengono immesse nel fiume le acque depurate di ben 43 Comuni della cintura torinese, incluso il capoluogo. Operativo sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro, in occasione delle Giornate FAI sarà possibile visitare, con un pulmino, i vari impianti del complesso e scoprire le fasi di depurazione. Il percorso terminerà nell’area verde con la visita alla vasca che raccoglie l’acqua potabile.
RONCO CANAVESE (TO)
Fucina del rame
In borgata Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente Soana, sorge un'antica fucina per il rame risalente al 1675, come attestato da una scritta su pietra all'interno del fabbricato principale "IHS Glaudo Calvi 1675". L'opificio rimase in attività fino al 1952 e la sua funzione produttiva è testimoniata dalle dimensioni inusuali come, ad esempio, la notevole altezza dei locali interni. Essa è la documentazione storica di un modo di lavorare che sfrutta le risorse locali: acqua, minerali e legname. Gli edifici della fucina sono stati ceduti al Comune di Ronco dall'ultimo proprietario, il signor Domenico Magnino, quando trasferì la sua attività a Cuorgnè. Il complesso è costituito da una fucina grande, adibita alla lavorazione del rame, da una fucina piccola per la lavorazione del ferro e dal carbonile, per la produzione del carbone di legna. Un canale, derivato dal Soana a monte dell'opificio, spingeva l'acqua sulle ruote in ferro che mettevano in moto i magli e su due trombe idrauliche in legno per la ventilazione delle forge. Si producevano principalmente manufatti utilizzati dagli abili calderai della Val Soana, ma non è escluso che in alcuni periodi storici – come quello napoleonico - la fucina sia stata adibita a produzioni belliche. In seguito a un accordo con il Comune, il Parco Nazionale Gran Paradiso ha ottenuto la gestione di tutto il complesso e ne ha curato la ristrutturazione e l'allestimento interno realizzando, tra l'altro, un moderno laboratorio didattico con dotazione di audiovisivi e una mostra di manufatti in rame realizzati dai calderai "ruga" della Valle. La fucina di Castellaro è ora un ecomuseo.
SANT’ANTONIO DI SUSA (TO)
Rifugio Antiaereo II Guerra Mondiale
Il rifugio antiaereo si trova nel comune di Sant'Antonino di Susa, nel giardino dei Medagli, di fronte alla stazione ferroviaria. Costruito nel 1943 a opera del Cotonificio Valle Susa - come risulta dalla lettera inviata dal commissario prefettizio al Comitato Provinciale di Protezione Antiaerea il 15/3/1943 e completato il 13 luglio dello stesso anno -, poteva contenere fino a 100 persone. L’edificio, realizzato in calcestruzzo a 4 metri sotto il livello di calpestio, è ricoperto in terra e non facilmente individuabile dall'alto. Di dimensioni contenute (circa 34 mq), sono ancora ben visibili una traccia per l'illuminazione elettrica e alcune condotte per l'areazione forzata, entrambi probabilmente azionate a pedali. La struttura era standard per edifici di questo tipo: una scala di accesso conduce alla stanza dove erano collocate le panche per i rifugiati ed era presente una via di fuga di emergenza. Il rifugio santantoninese è l'unica costruzione di questa tipologia ancora visibile in valle di Susa. La sua messa in sicurezza è stata realizzata di concerto dall'amministrazione comunale, i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Sant'Antonino – Borgone e l’Unitre. Quest'ultima ha curato la ricerca storica e la preparazione del materiale documentario, mentre il Comune ha provveduto alla recinzione dell'area di accesso, nonché alla sua riapertura al pubblico il 15 ottobre 2016. In occasione delle Giornate FAI, sarà possibile rivivere la parte di storia della II Guerra mondiale che ha interessato questo tratto della Valle di Susa, grazie alle numerose storie che testimoniano il coinvolgimento delle famiglie nell’ospitare sfollati e offrire rifugio a famiglie ebree.
oppure
vai alla pagina iniziale o vai alla pagina precedente