Il progetto Manon Manon Manon del Teatro Regio si apre il primo ottobre alle ore 19 con la Manon Lescaut di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica, Domenico Oliva e Marco Praga, in scena per 7 recite fino a sabato 26 ottobre, dirige il maestro Renato Palumbo, tra i massimi esperti mondiali dell’Opera italiana.
Protagonisti saranno: Erika Grimaldi nel ruolo del titolo, Andeka Gorrotxategui in quello di Renato Des Grieux, Alessandro Luogo sarà Lescaut e Carlo Lepore Geronte; nei due ruoli principali si alterneranno Dinara Alieva e Carlo Ventre.
Manon Lescaut è il primo capolavoro di Puccini ed è un’opera giovanile (all’epoca il compositore aveva trentadue anni) che colpisce per energia e freschezza, una sorta di impazienza la percorre dall’inizio alla fine. L’autore, per nulla spaventato dal confronto con l’omonima opera di Massenet, scrisse: «Lui la sentirà da francese, con la cipria e i minuetti. Io la sentirò all’italiana, con passione disperata». Manon, giovane e avvenente donna, non sa decidersi tra l’amore genuino e puro dello studente Renato Des Grieux e quello interessato e di circostanza del ricco tesoriere Geronte di Ravoir. Le attenzioni e le ricchezze di Ravoir la conquisteranno più che la spontaneità di Des Grieux il quale, tuttavia, troverà il modo di rubare un ultimo abbraccio a Manon. Colta in flagrante da Geronte, Manon viene denunciata come prostituta e condannata all’esilio negli Stati Uniti, terra dove arriverà con Des Grieux, sempre fedele al suo fascino e al suo vero amore. In America, in una landa desolata ai confini di New Orleans, i due vagheranno senza meta, finché Manon, stremata dalla fatica, si spegnerà tra le braccia di colui che non l’ha mai veramente abbandonata.
Fu il Teatro Regio ad aprire le porte del successo a Puccini allestendo nel 1893 la prima rappresentazione assoluta di Manon Lescaut. A quell’epoca il compositore toscano aveva trentadue anni e solo due tiepidi successi all’attivo: con la nuova opera doveva dimostrare il proprio talento e competere con uno degli operisti di maggior successo del tempo, Massenet, che nel 1884 aveva composto un fortunatissimo lavoro ispirato al romanzo scritto un secolo e mezzo prima dall’abate Prévost: Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut. Quella storia aveva conquistato generazioni di lettori per i vari episodi di gusto libertino e per il carattere intrigante della protagonista, che si comporta da criminale senza essere consapevole del male che causa.
Fra le mani di Puccini, la storia di Manon, una femme fatale settecentesca innamorata follemente sia dello studente Des Grieux sia del lusso, diventa un dramma dal ritmo serrato, articolato in una successione di pannelli contrastanti: dall’idillio iniziale, che mostra la coppia innamorarsi tra cori di ragazzi che inneggiano alla gioventù e all’amore, si passa allo sfarzoso appartamento parigino dove Manon, mantenuta da Geronte, vive tra balli e cortigiani, per poi mostrare la giovane in catene, condannata per prostituzione all’esilio in America. Solo un intermezzo sinfonico, celebre quanto struggente, offre un respiro prima del finale tragico. Puccini affermava di sentire questo dramma «all’italiana, con passione disperata»: in pagine come la preghiera di Des Grieux «No! no!… pazzo son!» e «Sola… perduta, abbandonata» di Manon lo dimostrò mirabilmente.