Tra gli anni Trenta e Cinquanta dell’Ottocento, Daniel Auber e il drammaturgo Eugène Scribe furono i veri campioni del teatro parigino dell’Opéra-Comique. Il segreto del loro successo? Drammi in cui i protagonisti affrontano difficoltà di gravità crescente districandosi tra incredibili colpi di scena, abbinati a partiture caratterizzate dalla leggerezza e dalle melodie irresistibili. Tra i loro successi più duraturi c’è Manon Lescaut del 1856, ispirata al romanzo dell’abate Prévost.
Gli aspetti pruriginosi della vicenda non erano certo adatti a un grande teatro di metà Ottocento, frequentato da famiglie perbene, quindi Scribe trasformò Manon in una ragazza frivola, sinceramente innamorata di Des Grieux ma così sfortunata da trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. La parte di Manon è ideata per un soprano di coloratura che può esprimere tutta la sua bravura in «C’est l’histoire amoureuse», nota come l’aria dell’“éclat de rire” perché è punteggiata di risate squillanti. L’opera e il romanzo coincido- no solo nel finale, in cui la protagonista, condannata all’esilio, muore di stenti nel deserto: mai prima di allora un lavoro per l’Opéra-Comique aveva avuto una così tragica conclusione.