«Sfruttiamo bene la gioventù, non avremo vent’anni per sempre!»: ecco il motto di Manon, la peccatrice senza malizia, leggera e impulsiva, che ispirò a Jules Massenet una delle sue opere più belle. Manon è una ragazza bellissima, che i genitori vorrebbero rinchiudere in convento; la fortuna la porta su una strada molto diversa, facendole incontrare il cavaliere Des Grieux, uno studente di buona famiglia ma di mezzi modesti.
I due s’innamorano e fuggono insieme a Parigi, andando incontro a una fine dolorosa: Manon, amante del lusso, trascinerà Des Grieux verso il totale degrado morale.
L’opera, ispirata sempre al romanzo di Prévost, debuttò all’Opéra-Comique di Parigi nel 1884, ottenendo un successo travolgente: i bis e le chiamate al proscenio per i cantanti e l’autore furono innumerevoli. Il compositore, con la sua maestria orchestrale, ricrea atmosfere molto diverse, quali una festa in strada, il raccoglimento mistico della chiesa di Saint-Sulpice e lo squallore di una sala da gioco. Nella partitura sparge generosamente un frivolo colore locale settecentesco e spunti di comicità brillante, che fanno da contrappeso all’intensità emotiva della vicenda. Domina su tutto la figura di Manon, di cui viene delineata la trasformazione con squisita finezza attraverso melodie memorabili: dall’innocenza di «Voyons, Manon plus de chimères», alla sensualità
di «N’est ce plus ma main», alla rassegnazione del finale.