Torino, 14/04/2019.
Porta Palazzo come polo dell’enogastronomia, anzi del «food». È l’intento della Giunta comunale di Torino e trova espressione nel nuovissimo Mercato Centrale, che ha preso in un mano un Palafuksas quasi morente per rinnovarlo dall’interno, puntando sull’eccellenza culinaria regionale per ripetere le felici esperienze di Roma e Firenze. Il polo torinese, in piazza della Repubblica 25, apre ufficialmente il 13 aprile, con un investimento di 6 milioni di euro a opera dell’ideatore del marchio, Umberto Montano, che ha tagliato il nastro dei nuovi spazi insieme alla sindaca di Torino, Chiara Appendino.
«250 assunzioni», ha annunciato il fondatore della holding. «Ma penso soprattutto – ha aggiunto – che questo sarà un luogo prima di tutto dei torinesi, che riusciranno a scoprire questo posto e tutto ciò che vi sta intorno». C’è chi, in città, accusa questa operazione di togliere l’autenticità del luogo, del mercato storico di Porta Palazzo, fatto di bancarelle, contadini, buone materie prime e prezzi tutto sommato economici. Un’eventualità che l’assessore al Commercio, Alberto Sacco, ha già escluso. «Questo era un luogo di degrado – ha affermato la sindaca – e oggi invece se vede riconosciuto il suo potenziale, è un simbolo della periferia esistenziale».
Dopo circa 10 mesi di lavoro, la «periferia esistenziale» del Palafuksas ha cambiato volto, quantomeno all’interno, con strutture moderne e interventi che hanno suddiviso l’area in spazi ampi e avveniristici. Al centro compaiono aree ristoro come il Trapizzino di Stefano Callegari, oppure un bar e una caffetteria accanto a una piccola birreria. Tutto intorno, al piano terra, trovano posto varie specialità. Da quelle siciliane di Carmelo Pannocchietti a formaggi e salumi di Beppe Giavale. Non manca la pizza di Marco Fierro, così come il gelato di Alberto Marchetti, e poi carne, pesce e pane fresco, disponibile anche in diversi aromi, sfornato da Raffaele D’Errico.
Il legame con il territorio c’è e si sente. Il tartufo di Luciano Savini e Aurelio Barbero è un chiaro richiamo alla produzione piemontese, che si trivoa anche nella carne nostrana di Marco Martini. E poi il ristorante della Farmacia del Cambio, dello chef stellato Matteo Baronetto, ma anche, per restare su livelli da veri gourmet (in contrasto, in effetti, con la vocazione generale dell’area), arriva anche un altro chef stellato, Davide Scabin, con il suo Carbone bianco, zuppe, uova e altro, che di recente ha aperto anche al Mercato Centrale di Roma. C’è poi un terzo chef insignito delle prestigiose «stelline», si tratta di Marcello Trentini, già noto in città con il ristorante Magorabin, che al Mercato Centrale apre il suo Le verdure.
Resta da completare il primo piano, dove per adesso si trovano il laboratorio dei formaggi di Beppino Occelli, la distilleria di Simone Mari, la «Scuola di cucina di Lorenzo de’ Medici», di Carla e Fabrizio Guarducci, accanto a negozi di abbigliamento e spazi ancora da riempire o terminare. Infine il secondo piano che, spiegano i gestori, «sarà un centro di aggregazione aperto alla città, per attività culturali e formative». In totale sono stati «recuperati» 4500 mq di superficie, dove al momento si collocano 26 botteghe. Ed esiste già un calendario di 350 eventi per tutto l’anno, con il debutto lunedì 15 aprile grazie a «Cortilia Academy», mentre il 24 e il 25 aprile si terranno due laboratori di avvicinamento al jazz per bambini. Sono all’attivo, infatti, collaborazioni con il Torino Jazz Festival, ma anche il Salone del Libro e MiTo Settembre Musica.
In ballo, intanto, anche il recupero delle ghiacciaie, mentre a fine anno il Mercato Centrale aprirà anche a Milano. Per dare vita al progetto torinese, intanto, Mercato Centrale di Umberto Montano ha lavorato con la Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi, società che lavora nel settore turistico. Il progetto architettonico e la direzione dei lavori sono stati affidati all’architetto Alessandro Betta con il suo studio torinese Tecse Engineering, mentre la direzione artistica è curata dallo studio Q-bic di Firenze, dei fratelli Luca e Marco Baldini.
Di Paolo Morelli