Che cosa significa vivere da persone sorde in Italia? Quali traguardi ha raggiunto questa comunità in oltre sessant’anni, e quali difficoltà e ingiustizie affronta ancora oggi? Questi interrogativi sono al centro di Urla Silenziose, uno spettacolo prodotto da Tedacà che torna sulle scene dopo il debutto al Festival delle Colline Torinesi.
L’opera, scritta e diretta da Valentina Aicardi, racconta storie vere che testimoniano la lunga lotta delle persone sorde per la libertà di espressione. Le protagoniste sono Diana Anselmo e Diana Bejan, due performer sorde, con la collaborazione di Al.Di.Qua.Artists, la prima associazione italiana di artisti e lavoratori dello spettacolo con disabilità.
Lo spettacolo si terrà il 12 e 13 ottobre alle ore 17.00 presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino (via Modane 16), con ingresso a 10 euro (intero) e 8 euro (ridotto). Il biglietto consente l’accesso anche alla mostra Je Vous Aime, che esplora il legame tra il pre-cinema e la storia di oppressione della comunità sorda. Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere a biglietteria@fertiliterreniteatro.com o chiamare il numero 334.8655865 (disponibile dalle 15.00 alle 18.00).
Una replica speciale dello spettacolo è prevista il 14 ottobre per gli studenti delle scuole medie e superiori. Le rappresentazioni presso la Fondazione sono parte del calendario di Out is the new In, sostenuto dalla Fondazione Time2. Urla Silenziose è inoltre un'anteprima della stagione Almeno noi nell’universo di Fertili Terreni Teatro. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.tedaca.it/urla-silenziose.
Lo spettacolo si ispira all’autobiografia di Emmanuelle Laborit, Il grido del gabbiano. Prima attrice sorda a vincere il premio Molière nel 1993, Laborit è una voce importante nella lotta per i diritti delle persone sorde. Urla Silenziose racconta le ingiustizie vissute dalle persone sorde, in diverse epoche e contesti, partendo dalle esperienze personali delle due performer. In scena si intrecciano due linee temporali: una ambientata nel passato, quando segnare era illegale e i bambini venivano forzati a parlare, e una che rappresenta il presente, dove ancora molte barriere ostacolano la vita delle persone sorde. Lo spettacolo sottolinea quanto sia ancora lunga la strada per il pieno riconoscimento dei diritti di questa comunità, toccando temi come l'importanza di una lingua madre e le battaglie per un'educazione inclusiva.
Il linguaggio utilizzato nello spettacolo è accessibile sia in italiano che in LIS (Lingua dei Segni Italiana), accompagnato da un tappeto sonoro che aiuta il pubblico udente a immergersi nella percezione delle persone sorde. La regista, Valentina Aicardi, ha sottolineato come il lavoro con le performer sorde abbia aperto nuove prospettive, portandola a riflettere sul suo stesso approccio e sull’abilismo interiorizzato. Lo spettacolo, per lei, rappresenta un’occasione per far crescere la consapevolezza del pubblico udente e costruire un'opera davvero accessibile a tutti.
La scenografia e il light design sono curati da Sara Brigatti, Yasmine Ines Pochat e Florinda Lombardi, con la consulenza coreografica di Giulia Guida – Bqb, mentre il progetto sonoro è firmato da Saudadesaudade (Ilaria Lemmo ed Edoardo Bonavires). La mostra Je Vous Aime, creata da Diana Anselmo, esplora il legame tra il pre-cinema e la storia della comunità sorda, ed è realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino.