Museo Egizio: riaprono la Galleria dei Re e il Tempio di Ellesiya in occasione del bicentenario

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Torino, 20/11/2024.

La Galleria dei Re del rinnovato Museo Egizio si distingue per il tema centrale della transizione tra oscurità e luce, una concezione cara agli antichi Egizi.

Questo concetto guida il nuovo allestimento curato dagli egittologi Johannes Auenmüller, Paolo Del Vesco, Alessandro Girardi, Cédric Gobeil, Federico Poole e Martina Terzoli. Le statue, illuminate da una combinazione di luce naturale e artificiale proveniente dalle finestre finalmente riaperte, si stagliano su pareti in alluminio riflettenti che esaltano l’atmosfera luminosa e onirica, sostituendo il precedente allestimento scenografico firmato dal Premio Oscar Dante Ferretti.

Lo Studio OMA - Office for Metropolitan Architecture ha riportato alla luce l’architettura originaria del XVII secolo, valorizzando le volte e le alte finestre. Questo intervento ha permesso di recuperare due iscrizioni ottocentesche volute dal ministro Luigi Cibrario: una in onore di Bernardino Drovetti, che vendette il primo nucleo di reperti a Carlo Felice di Savoia, e l’altra dedicata a Jean-François Champollion, il pioniere dell’egittologia che decifrò i geroglifici e visitò Torino per studiare la collezione Drovetti.

L’allestimento trasforma la Galleria in un percorso evocativo che richiama un tempio egizio antico. Le statue, ora posizionate direttamente sul pavimento senza piedistalli, riprendono il loro assetto originale, simile a quello dei cortili templari, favorendo un contatto più diretto e immersivo tra i visitatori e le divinità o i faraoni rappresentati. Questo approccio consente di apprezzare dettagli finora poco visibili, come le iscrizioni sul trono di Tutmosi I o le particolarità del copricapo di Horemheb.

Al centro della sala troneggia la statua di Ramesse II, attorno a cui sono disposte le altre statue regali in ordine cronologico, per la prima volta. Lo stesso Champollion, nel 1824, ne rimase affascinato, definendola “l’Apollo del Belvedere egizio” per la sua straordinaria bellezza.

Oltre ai faraoni, un ruolo di primo piano spetta alle 21 statue della dea Sekhmet, ricontestualizzate secondo l’ambiente archeologico del tempio funerario di Amenhotep III a Tebe (odierna Luxor). Grazie alla nuova disposizione e alla luce naturale, emergono dettagli unici per ogni statua, rompendo l’apparente uniformità e celebrando quella che l’egittologo Jean Yoyotte definì “una litania monumentale di granito”.

Con questo riallestimento, la Galleria dei Re diventa un’esperienza immersiva, capace di far dialogare storia, arte e spiritualità antica in modo inedito e suggestivo. Intesa Sanpaolo è main partner del riallestimento della Galleria dei Re, con il contributo di Alpitour World.   

Il Tempio di Ellesiya

Il Tempio di Ellesiya, il più antico tempio rupestre della Nubia, arrivò a Torino nel 1966 grazie alla campagna internazionale dell’UNESCO per salvare i templi nubiani minacciati dalla costruzione della diga di Assuan. L’Italia, partecipando attivamente al progetto, ricevette in dono dal governo egiziano questa preziosa struttura come segno di gratitudine. Dopo un complesso trasporto e una minuziosa ricostruzione, il tempio venne inaugurato al Museo Egizio nell’autunno del 1970 alla presenza di rappresentanti italiani ed egiziani.

Oggi, nell’ambito del rinnovamento per il bicentenario del Museo, la Cappella di Ellesiya è resa accessibile gratuitamente. Dotata di un ingresso indipendente su via Duse, e in futuro anche dalla corte coperta del Museo, questa straordinaria testimonianza storica sarà liberamente fruibile dai visitatori.

Nel 2023, il Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale ha avviato un nuovo restauro del tempio, concentrandosi su pulizia e consolidamento delle superfici. Il riallestimento è stato curato da un team di egittologi e studiosi, tra cui Johannes Auenmüller, Alessia Fassone, Paolo Marini, Beppe Moiso e Tommaso Montonati. Un affascinante video mapping, ideato da Robin Studio, racconta visivamente la storia del tempio e il suo viaggio dall’Egitto a Torino, proiettandola direttamente sui blocchi della cappella.

La restituzione del Tempio di Ellesiya alla collettività è stata resa possibile grazie al supporto del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Fondazione CRT, Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e Ribes Digilab. Questo impegno congiunto consente di preservare e condividere un patrimonio di inestimabile valore con il pubblico di oggi e di domani.

Il programma di residenze d'artista del Museo Egizio

Il Museo Egizio, nell’ambito del suo bicentenario, ha avviato un programma di residenze d’artista per riflettere sul ruolo di un museo archeologico contemporaneo. I primi protagonisti di questa iniziativa sono Ali Cherri e Sara Sallam, due artisti che, con approcci distinti, indagano il dialogo tra passato e presente.

Ali Cherri: il tempo e lo sguardo degli oggetti

Nato a Beirut nel 1976 e residente a Parigi, Ali Cherri, vincitore del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2022, esplora il rapporto tra mondi antichi e contemporanei attraverso scultura, grafica e cinema. Durante la sua residenza, Cherri ha creato l’installazione Returning the Gaze (2024), collocata nel vestibolo della Galleria dei Re. L’opera, sviluppata in collaborazione con il direttore del Museo, Christian Greco, e il curatore Paolo Del Vesco, riflette sulla storia della collezione e sul ruolo degli oggetti museali nella società moderna.

La sua installazione si concentra su sette reperti privi di occhi o sguardo, come sarcofagi e statue, che sono stati digitalmente scansionati, reinterpretati dall’artista e ricostruiti in bronzo lucido presso la Fonderia artistica De Carli di Torino. Questi interventi restituiscono simbolicamente lo sguardo agli antichi manufatti, aprendo un dialogo tra la loro biografia e la percezione del pubblico odierno. Il progetto è stato sostenuto dal PAC2024 - Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura.

Cherri aveva già collaborato con il Museo Egizio nel 2018 per la mostra collettiva Anche le statue muoiono, che affrontava il tema della distruzione del patrimonio culturale attraverso il dialogo tra arte contemporanea e reperti storici.

Sara Sallam: una narrazione decoloniale

Nata in Egitto nel 1991 e residente in Olanda, Sara Sallam utilizza tecniche multidisciplinari come fotografia, scrittura e videoinstallazioni per creare una narrazione alternativa a quella occidentale dominante. La sua opera si concentra sulla decolonizzazione del patrimonio egiziano e sulla restituzione delle voci marginalizzate.

  • The Sun Weeps for the Land and Calls from the Garden of Stones (2024)

L’installazione, situata alla fine della Galleria dei Re, ripercorre la diaspora delle statue della dea Sekhmet, originariamente scolpite per il tempio funerario di Amenhotep III e successivamente disperse nei musei europei. Sallam sottolinea il fallimento spirituale delle statue, che non hanno potuto adempiere alla loro funzione protettiva.

  • Shifting Sands, Carving Scars (2024)

Un collage fotografico di due metri racconta l’estrazione delle statue di Sekhmet dalle montagne di Tebe, con documenti d’archivio che includono l’incisione del 1819 raffigurante Bernardino Drovetti e fotografie del Brooklyn Museum e del Museo Egizio, rielaborate per evidenziare il legame traumatico tra le opere e il loro contesto d’origine.

  • Prayer Beads (2024)

Un’opera composta da 709 stampe cianotipiche rappresenta le statue di Sekhmet disperse nei musei e nei templi di tutto il mondo. I 21 spazi vuoti corrispondono alle statue custodite al Museo Egizio, le cui immagini mancanti sono simbolicamente restituite all’Egitto attraverso un rituale documentato nel video a due canali A Broken Circle of Sisters (2024). L’artista esegue un rituale con le stampe delle Sekhmet, creando una riflessione sulla diaspora e sulla perdita.

Il lavoro di Sallam è stato reso possibile dal supporto del Mondriaan Fund, un’organizzazione olandese dedicata all’arte visiva e al patrimonio culturale. Entrambi i progetti, di Cherri e Sallam, arricchiscono il percorso del Museo Egizio, intrecciando arte contemporanea e patrimonio archeologico per stimolare nuove prospettive sulla storia e sul presente.

Di Giulia De Sanctis

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