Dopo il grande successo ottenuto, il Museo Nazionale del Cinema propone tre nuove proiezioni di Onde di terra, il primo lungometraggio di Andrea Icardi, ambientato nelle Langhe degli anni Settanta, un’epoca segnata dallo spopolamento rurale causato dall’industrializzazione.
L’appuntamento principale è fissato per martedì 11 marzo alle ore 20:30 presso il Cinema Massimo, dove la proiezione sarà presentata da Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema. A introdurre il film saranno il regista Andrea Icardi e Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Il film verrà poi replicato:
Onde di terra restituisce un ritratto fedele delle Langhe prima che diventassero una delle mete più amate e visitate al mondo. Attraverso una ricostruzione storica accurata, il film racconta il cambiamento sociale degli anni Settanta e la crisi d’identità di una terra e della sua gente, tra chi sceglie di partire e chi, nonostante le difficoltà, decide di restare.
A rendere ancora più intensa la narrazione contribuiscono la suggestiva fotografia di Lorenzo Gambarotta, la colonna sonora coinvolgente di Enrico Sabena e le interpretazioni di Erica Landolfi, Paolo Tibaldi e Lucio Aimasso, che danno vita a personaggi autentici e profondamente umani.
Onde di terra (Italia, 2024 – 110’) è ambientato nelle Langhe degli anni ’70, quando i bacialé, mediatori matrimoniali, organizzavano nozze per corrispondenza tra i contadini del Nord e le donne del Sud. Fulvia, giovane calabrese di Brancaleone – il paese in cui fu confinato Cesare Pavese negli anni Trenta – decide di lasciare la sua terra per sposare Amedeo, contadino piemontese. Tuttavia, una volta arrivata a destinazione, scopre che l’uomo che l’aveva affascinata con le sue lettere non è chi credeva. Di fronte alla disillusione, Fulvia sceglierà di affrontare il suo destino con coraggio e determinazione.
Un film che racconta il passato per riflettere sul presente, esplorando temi universali come l’identità, il radicamento e la capacità di resistere al cambiamento.