Porta Susa e la galleria commerciale che non decolla: il rilancio è ancora in standby

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Torino, 07/04/2025.

Ogni giorno migliaia di persone passano da lì. Alcuni prendono un treno, altri la metro. Eppure, dentro Porta Susa, la sensazione è sempre la stessa: qualcosa manca.

Da anni si parla di rilancio, di spazi da riempire, di una stazione che dovrebbe essere anche un punto d’incontro, una vetrina per la città. Ma a guardarla oggi, dopo 14 anni, sembra ancora in attesa di cominciare davvero.

Dove doveva esserci una galleria piena di negozi, c’è poco più di un passaggio. I bar si contano sulle dita di una mano, un fast food resiste, ma per il resto il vuoto è palpabile. Una volta c’era un’edicola coraggiosa, anche quella ha chiuso i battenti. E questo accade in un luogo che muove ogni anno 13 milioni di persone.

Se ne è tornato a parlare in Comune, con un confronto tra amministrazione e i rappresentanti di RFI e Altagares, la società che ha in gestione gli spazi commerciali. L’idea è chiara: spostare Polfer, Italo, Trenitalia e le biglietterie dal piano interrato a quello terra. Un trasloco atteso da tempo che, se tutto andrà come previsto, dovrebbe concludersi entro inizio 2026.

E poi? Il piano –1 dovrebbe finalmente prendere vita, con un progetto che immagina un viale interno pedonale, una piazza e spazi destinati a servizi utili, più che a puro shopping: studi medici, coworking, palestra, rivendite beauty, un parrucchiere e forse un supermercato di medie dimensioni.

Non proprio un centro commerciale, ma un luogo che può diventare parte della quotidianità per chi vive o attraversa la zona. Resta però una lunga strada da percorrere, e la città vuole certezze.

A chiedere risposte concrete è stato il consigliere Pierlucio Firrao, che ha definito l’attuale situazione di Porta Susa “una ferita aperta”. Quegli spazi vuoti, ha ricordato, sono un’occasione che Torino non può continuare a ignorare.

Ora, tutti si aspettano che ai progetti seguano i fatti. Perché una stazione può essere molto più di un passaggio. Può essere una soglia, un punto d’incontro, una nuova storia urbana. Ma serve che qualcuno la scriva davvero.

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