Torino, 21/03/2019.
Dal 22 marzo al 5 maggio nelle sale della
Pinacoteca Albertina prende vita la mostra omaggio
a
Luigi Roccati (1906 – 1967), noto come
“Vigin", pittore, archeologo, poeta e narratore del
suo tempo, ristoratore” di quel Caffè della Stazione
crocevia di personalità e storie nella Chieri anni ’40 e ’50, dove
divenne amico di giornalisti, intellettuali, imprenditori e
artisti. Giorgio Bocca scrisse di lui ne “Il Provinciale”, Lidio
Ajmone e padre Angelico Pistarino furono i suoi primi mentori nella
pittura.
Il percorso della Mostra, a cura di Olga Gambari,
si sviluppa seguendo l’idea della wunderkammer,
che ben si confà alla personalità di Luigi Roccati, la cui vita
muove dalle colline chieresi per esplorare le terre dell’antica
Etruria, fino alle marine di Venezia, con una cultura
autodidatta curiosa di arte e archeologia, botanica e
letteratura.
Un’urgenza artistica naturale la sua, che inizia a muovere i primi passi nel ristorante davanti alla Stazione di Chieri per arrivare a debuttare ufficialmente alla galleria La Bussola nel ’51, la più importante di Torino allora, e poi fino alla Quadriennale romana e a una serie di mostre anche in Europa, nonostante la morte prematura. Nei suoi lavori il tempo storico dell’arte si coagula in una convivenza contemporanea dove tutto si tiene, con una visione personale raffinata, colta ma sempre ‘vera’, tra elementi stilistici e atmosfere dove traspaiono gli etruschi e il medioevo, gli impressionisti, Van Gogh e Cézanne, le avanguardie novecentesche (futurismo, cubismo ed espressionismo), Marino Marini, l’informale e la pittura metafisica. Avendo negli occhi maestri vicini e lontani, come la figura di Mario Sironi, come l’amico Luigi Spazzapan.
Tutta la sua vita è presente e intessuta nelle sue
opere, dedicata a una costante ricerca tematica e
stilistica, in cui ogni elemento risulta filtrato da una
sensibilità che si alimentava della realtà e di un profondo ascolto
interiore. Segno e colore, ma anche parola, come
nelle sue poesie, in cui sembra trasfondersi quella nostalgia
terrosa e dolce, antica e saggia della bruma che aleggia sui campi
all’alba. In quell’ora, sembra che la Vita, che la Storia
non si sia mai mossa dal suo inizio. E quella Luigi
Roccati ricercava dietro alle forme dell’esistenza.
L’omaggio a Luigi Roccati prende corpo in un allestimento prezioso
ed emozionale che ne
esprime l’identità e l’evoluzione attraverso opere e documenti, seguendo criteri evocativi e simbolici. Si parte dalla serie di dipinti ispirati agli Etruschi, popolo misterioso che costituiva la sua grande passione e che lo rese anche archeologo, connotate da un minimalismo essenziale e grafico che sfocerà nel ciclo dei cavalli e dei cavalieri, dalla monumentalità sacrale e la simbolicità arcaica, che evocano il graffito e l’iconografia medioevale.
In un prezioso gioco di scoperte, poi, per la prima volta viene presentata una raccolta inedita di disegni e pitture su carta, conservata a lungo in una cartella, dove si alternano ritratti femminili, cavalieri, paesaggi e anche un bozzetto pubblicitario. Un’installazione declinerà invece un altro suo tema caro, quello della natura morta con soggetto il “vaso di fiori”. Corredano questa wunderkammer elementi biografici come fotografie, le cartoline che disegnava per inviare auguri agli amici, altri documenti e opere di artisti della scena torinese con cui condivise amicizie ed esperienze come Mario Sironi, Marino Marini, Luigi Spazzapan, Francesco Tabusso e Raffaele Pontecorvo. Nella Mostra saranno esposti anche alcuni reperti etruschi – urne funerarie in alabastro e in terracotta – provenienti dalle collezioni dei Musei Reali – Museo di Antichità di Torino, grazie alla collaborazione della curatrice delle collezioni archeologiche degli stessi musei, Elisa Panero, e della dottoressa Francesca Restano del Segretariato Regionale del MiBAC.
Questa personale si inserisce nel contesto del vasto Progetto I Poeti non muoiono mai, dedicato alla memoria di Luigi Roccati e di suo figlio Cesare Roccati (1942 – 2008), giornalista alla Gazzetta del Popolo e poi Caporedattore delle pagine economiche a La Stampa, Presidente dell’Associazione Stampa Subalpina e successivamente Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e Valle d’Aosta, ma anche artista. In occasione dell’anniversario dei cinquant’anni dalla morte di Luigi e del decennale della scomparsa di Cesare è stato dato vita a un ampio programma di eventi culturali nel biennio 2018 – 2020, tra Torino e Chieri (città natale delle due figure), rivolto alla collettività e ai giovani promosso dalla Associazione Cesare e Vigin Roccati, di cui fanno parte Istituzioni, Enti, Fondazioni, Associazioni ed esponenti delle professioni intellettuali e della cultura. Tra le iniziative principali dell’Associazione la pubblicazione a cura di ADD editore del memoir di Cesare Roccati L’Uomo che coltivava conchiglie, presentato al Salone del Libro di Torino e la Mostra congiunta alle Imbiancherie del Vajro di Chieri delle opere di Cesare e di Luigi Roccati I Poeti non muoiono mai, un padre e un figlio legati dal talento e dalla passione per l'arte e testimoni di un patrimonio artistico, letterario ed etico prezioso, oltre che di un modello al di là di tempi e geografie attraverso cui rileggere una storia che, attraversando il secolo breve e fino ai giorni nostri, diventa racconto e storia collettiva.
A cura della Pinacoteca durante la Mostra saranno organizzati Laboratori di pittura per famiglie e bambini, visite guidate per gli allievi dell’Accademia, per le scuole e le comunità.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 – chiuso il mercoledì. Ingresso 7 euro, ridotto 5 euro.