Torino, 22/08/2019.
Il grande Moloch siede sul suo trono, con le braccia aperte e un’espressione spaventosa, mentre accoglie (o minaccia?) i visitatori che affollano l’Aula del Tempio, nel cuore del Museo Nazionale del Cinema. È solo uno dei luoghi «mitici» che compongono lo stretto legame fra Torino e il cinema, che esiste sin dalla nascita della settima arte. Perché al di là del museo, ospitato all’interno della Mole Antonelliana, la città conserva ancora le tracce di quei luoghi dove il cinema non solo si è respirato, ma si è prodotto.
Basta spostarsi più in là, appena oltre al Dora, per esplorare il piccolo quartiere di Borgo Rossini. Sulle sponde del fiume, in Lungo Dora Firenze, un secolo fa erano fiorite diverse realtà cinematografiche, studi di registrazione, depositi di attrezzature e sale di vario genere. Era, questo, il cuore pulsante del cinema torinese. E non è un caso, in effetti, che a pochi metri dalla Dora sia sorta una vera cittadella del cinema, perché in via Cagliari esiste il cosidetto «Cineporto», dove hanno sede la Film Commission Torino Piemonte (l’ente che promuove l’intero territorio regionale dal punto di vista cinematografico e televisivo) e il TorinoFilmLab, eccellenza internazionale nella formazione dei professionisti e nella produzione di film. E qui, tra qualche tempo, troveranno posto anche i festival amministrati dal Museo del Cinema: Torino Film Festival, Lovers Film Festival e CinemAmbiente. Sarà un processo lungo ma è già iniziato.
Ma la città, al di là della produzione, ha visto nascere diversi film che l’hanno portata spesso sul grande schermo. Non serve andare indietro fino a Cabiria, opera del 1914, capolavoro di Giovanni Pastrone, che è considerata il primo vero kolossal italiano, che fu proiettato alla casa Bianca ed è anche il più famoso film del cinema muto italiano. Per osservare la città sulla pellicola è sufficiente fare una passeggiata in centro.
Le vie torinesi sono state il palcoscenico di The Italian Job (1969), con le Mini Cooper che correvano all’impazzata sulle scale della Gran Madre o sotto i portici. Il regista, Peter Collinson, avrebbe scelto Torino in quanto, all’epoca, era una delle poche città europee dotate di un centro computerizzato di controllo del traffico. Ma piazza San Carlo, oltre ad aver visto correre le auto sotto i portici, è stata la cornice di Non me lo dire, con Erminio Macario (storico personaggio dello spettacolo italiano e torinese). E dire che quella piazza è entrata anche in un altro film molto più recente. In un brevissimo fotogramma di Io sono leggenda, infatti, il protagonista, Will Smith, sta guardando la televisione, quando compaiono due conduttori con piazza San Carlo sullo sfondo.
Restando in centro, in zona Quadrilatero Romano, il celebre locale Pastis, molto gettonato soprattutto la sera, ha ospitato Stefano Accorsi nel film Santa Maradona di Marco Ponti. Ma è ancora il centro della città, con i suoi splendidi palazzi, ad aver fatto da palcoscenico ad altri film ancora più importanti, come Guerra e pace. Audrey Hepburn, in una scena, scende lungo lo scalone juvarriano di Palazzo Madama, proprio quello che si percorre oggi per accedere al primo piano dell’edificio.
Tornando, infine, a opere più recenti, possiamo metterci al fianco di Nanni Moretti, che osserva il Po dai Murazzi nel suo La seconda volta, oppure possiamo seguire Claudio Bisio in Benvenuto presidente, mentre percorre incerto e incredulo il lungo corridoio della Reggia di Venaria Reale. Qualche anno fa, l’Associazione Museo Nazionale del Cinema aveva realizzato una mappa con 24 luoghi del cinema a Torino, per comporre diversi itinerari. Oggi esistono dei tour operator che accompagnano i visitatori alla scoperta della città del cinema, ma anche schiere di appassionati, come gli inventori del Dario Argento Tour Locations, sulle orme del regista romano, torinese di adozione, che ha reso celebre la piccola e storica piazza Cln in Profondo Rosso.
Di Paolo Morelli