Torino, 10/10/2019.
«Era eccentrica, forte, determinata, colta ed incredibilmente riservata. Indossava un cappello largo, un vestito lungo, un cappotto di lana, scarpe da uomo e un passo deciso. Una macchina fotografica intorno al collo ogni volta che usciva di casa. Faceva ossessivamente delle foto, ma non le mostrava mai a nessuno». Questa la descrizione di Vivian Maier, un personaggio ormai entrato di fatto nella mitologia della fotografia. Dal 12 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020 sarà proprio lei la protagonista della grande mostra allestita presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi: In her own Hands.
Padre austriaco e madre francese, Vivian Maier nasce a New York nel quartiere del Bronx, nel 1926 e trascorre gran parte della sua giovinezza in Francia con la madre Marie e l’amica Jeanne Bertrand, fotografa e scultrice affermata. Torna dagli Stati Uniti nel 1951 per diventare bambinaia, mestiere che farà per tutta la vita alternato al suo grande passatempo, quello della fotografia. Una passione bruciante che in cinque decadi le fa scattare oltre centomila foto, molte delle quali tra Chicago e New York.
Vivian, uno spirito libero e curioso, una donna indipendente che decide di rimanere sola e senza particolari amicizie per tutta l’esistenza; dedita ai Gensburgs, ricca famiglia di Chicago di cui alleva i tre figli, trovandosi poi in povertà quando i ragazzi crescono. Non potendo più pagare l’affitto di casa, è costretta a cedere i propri bagagli di ricordi: scatole contenenti tantissime cianfrusaglie collezionate negli anni, da cappelli a vestiti, da scontrini ad assegni, fino alle fotografie. Vivian scatta compulsivamente, ma non mostra mai a nessuno le sue foto, come se fossero il suo segreto, il suo mondo intimo e privato. È questo tesoro che John Maloof, giovane americano immobiliarista, compra nel 2007 ad un’asta, per soli 380 dollari, trovando centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare.
Nel 2008 Vivian batte la testa scivolando su una lastra di ghiaccio nella downtown di Chicago, si aggrava rapidamente e muore nell’aprile del 2009. Solo allora che il mondo viene a conoscenza del suo immenso lavoro e della sua arte, di quel “teatro di vita”, recitato davanti ai suoi occhi, che ha saputo catturare in momenti diventati epici.Negativi, filmati, registrazioni audio, scorci di vita quotidiana, che rappresentano una delle più affascinanti finestre sulla vita americana nella seconda metà del ventesimo secolo.
Il percorso di visita a Stupinigi racconta in oltre cento opere, selezionate dalla curatrice Anne Morin, la vita quotidiana americana vista con gli occhi di una sublime fotografa che per tutta la vita non si è mai considerata tale. La mostra è divisa in cinque aree. Si parte dagli scorci di città: dai cantieri in costruzione ai grattacieli, dalle vie con i negozi e con le insegne dei ristoranti al quartiere dei teatri… I dettagli, poi. Delle scarpe laccate a due mani di amanti che si intrecciano o un’acconciatura particolare: lo sguardo attento della Maier si posa intuitivamente su un soggetto, lo segue e ne cattura i dettagli.
Ancora, i ritratti. Per esempio una donna di colore seduta alla fermata del tram, un eccentrico anziano con bombetta e cravatta vistosa, un bimbo che mangia un gelato o due ragazzine che si scambiano uno sguardo di complicità…tutto questo è Vivian Maier. I bauli trovati da Maloof sono pieni, oltre che di pellicole ancora da stampare, dei cosiddetti filmati super 8 che consentono di seguire il movimento dell’occhio dell’artista.
Anche in questo caso l’approccio al mondo che la
circonda è discreto e silenzioso: la macchina non si
muove, ma sta fissa su un soggetto che invece si muove e quindi
narra se stesso. Il film contempla, come nel caso delle pecore che
procedono lente verso i mattatoi di Chicago oppure documenta, come
nel caso dell’arresto di un uomo da parte della polizia.
Nell’era del selfie con il cellulare alla ricerca della posa perfetta, la Maier ha decisamente anticipato i tempi, come precorritrice dello scatto ad immortalare se stessa. Ecco il senso della sezione dedicata agli autoritratti. Vivian si posiziona davanti alle vetrine dei negozi o davanti allo specchio e scatta, mostrando il suo sguardo impenetrabile, ma dagli occhi sempre attenti. L’interesse di Vivian per l’autoritratto pare quasi essere una ricerca della sua identità, una prova inconfutabile del suo passaggio in un mondo che sembra non essersi accorto di lei. E quindi gioca con il suo riflesso, con la sua ombra e con i contorni della sua figura, a manifestare la sua presenza in un preciso luogo ed in un preciso momento. E il “negativo”, che rimane imprigionato nella pellicola, ha come la capacità di rendere presente qualcosa che lei percepisce come assente: lei stessa.
In quest’area saranno presenti in mostra due postazioni per autoritratto in cui potersi fare un selfie “alla Maier” scegliendo lo scenario preferito. Per portare a casa un ricordo ancora più forte della mostra, una piccola opera d’arte, immedesimandosi per un attimo nel modo di vedere il mondo di Vivian.
Oltre alle opere in bianco e nero in mostra spiccano anche 22 fotografie a colori. La Maier si avvicina al colore all’inizio degli anni Settanta, con il supporto di una Leica, decisamente più facile da usare e leggera rispetto alla Rolleiflex utilizzata prima. L’approccio con il colore è giocoso e libero. Vivian esplora questo nuovo linguaggio con una certa casualità, divertendosi con il reale e sottolineando i contrasti dei dettagli di colore, mostrando le discrepanze cromatiche della moda o della pubblicità. E anche nel colore non manca mai l’ombra di Vivian.
Un’area didattica, curata in collaborazione con la Scuola di Fotografia di Torino & VISUAL,completerà il percorso espositivo dando la possibilità di approfondire molte tematiche relative al mondo della fotografia, della composizione dell’immagine e soprattutto della componente artistica dell’atto fotografico creativo.
Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi sarà presente lo stesso modello di macchina fotografica utilizzata dalla Maier e la riproduzione di una camera oscura. Uno staff specializzato ed un team di esperti coordineranno i laboratori didattici mirati alla comprensione più profonda del mondo di Vivian e di quello fotografico in senso più ampio.
La mostra sarà aperta:
- dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17
- sabato e domenica dalle 10 alle 18
Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.
Ponti e festività:
- 1 novembre, 8 dicembre, 26 dicembre e 1 gennaio: dalle 10
alle 18.30
- 9 dicembre, 16 dicembre e 30 dicembre: dalle 10 alle
17.30
- 31 dicembre: dalle 10 alle 14
- 25 dicembre: chiuso.
È possibile acquistare online i biglietti per la mostra di Vivian Maier.