Arte e design (design è arte) + Hyperdesign (XXVII Premio Gallarate), mostre

La sezione Dalle libertà personali alle libertà politiche esamina la tendenza propria del Design Radicale nel rifiutare i tradizionali metodi che portano alla nascita di un progetto di design, introducendo un nuovo modo di guardare e di interpretare gli oggetti; allo stesso modo, i collettivi femministi iniziano a portare, insieme all’arte concettuale, nuove istanze politiche all’interno della pratica creativa contemporanea. Ad esempio, attorno al 1968, si inizia a guardare alla cultura di massa con ironia critica ma anche assumendone le innovazioni tecniche, come nel caso del Pratone di Ceretti, Derossi, Rosso e i moduli componibili di Kartell disegnati da Anna Ferreri Castelli.

Negli anni Settanta, la crisi economica ed energetica, le difficoltà politiche, le tensioni degli anni di piombo, conducono i designer a riflettere e a sviluppare un linguaggio più essenziale. Nasce una progettazione democratica fatta, come pensava Enzo Mari, di kit di autocostruzione, ma anche di idee rivoluzionarie in cui l’utopia diventa la principale caratteristica. È quello che accade con le poetiche Metafore di Ettore Sottsass immerse in uno strettissimo dialogo con la natura o con le opere di Arte Povera di Giulio Paolini o Alighiero Boetti.

Milano da bere, titolo mutuato da una famosa pubblicità, esplora il periodo degli anni Ottanta, quando si assiste a una nuova esplosione dei consumi, all’affermazione di una società edonistica e leggera, contraddistinta dal ritorno del colore e dal successo internazionale del Made in Italy. Il design assume un carattere postmoderno e citazionista, che guarda al passato per rimodularlo, come nel caso emblematico della poltrona Proust di Alessandro Mendini. Altro elemento è quello dell’ironia, che tra gli anni Ottanta e Novanta si rivolge sia alla storia dell’arte, come per Maurizio Cattelan che cita Lucio Fontana attraverso dei tagli sulla tela che ricordano la firma di Zorro, sia alla dimensione domestica come nel caso di Alessi, azienda capace, nel dialogare con i più importanti designer del periodo, di dare un nuovo significato alla semplice oggettualità della cucina.

Grazie alla media partnership di Rai Cultura, la mostra ospita inoltre, nel grande spazio progettato da Parasite2.0 dedicato all’incontro non formale con i pubblici del museo, una selezione di programmi, sigle, documenti e personaggi noti e meno noti, scelti in collaborazione con Rai Teche, destinata a raccontare un’altra forma di design, quello culturale e sociale che la televisione ha contribuito a delineare. La sezione, già parte del progetto originale di Daverio, è presentata nel 70° anniversario dell’avvio delle trasmissioni sul primo canale televisivo italiano.

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