Arte e design (design è arte) + Hyperdesign (XXVII Premio Gallarate), mostre

Tra i designer italiani della nuova generazione, c’è Odo Fioravanti, di cui vengono esposte delle sedute in polistirolo riciclato oppure ottenute da scarti di lavorazione. Un’altra significativa novità con cui fa i conti il design nel nuovo millennio riguarda i materiali della progettazione. Esemplare a tal proposito, è l’esperienza di Formafantasma, che ha trovato possibilità tecniche ed estetiche inaspettate offerte dai polimeri naturali estratti da piante, come nella serie Botanica, o da derivati animali, o ancora sul legno e i suoi scarti, sul materiale lavico e sui polimeri biodegradabili nella produzione di arredi.

Il design, quindi, si è indirizzato verso altri ambiti che non fossero solamente quelli legati alle varie tipologie dell’abitare. Testimonianza di ciò è la start up Workair di D-air Lab, fondata nel 2015 da Lino Dainese, che progetta il primo airbag per la protezione dei lavoratori in altezza, certificato come Dispositivo di Protezione Individuale.

In questo primo ventennio del secolo si assiste anche a una riscrittura della storia del design, non più e solo legata ai nomi delle icone, dei brevetti, dei maestri e delle firme, quanto al processo a una progettazione open source, collettiva e anonima che circola liberamente e a cui ciascuno può contribuire, permeabile a una comunità mondiale. Un esempio, in questo senso, è Arduino, una piattaforma hardware composta da una serie di schede elettroniche dotate di un microcontrollore, ideata e sviluppata nel 2005 da alcuni membri dell’Interaction Design Institute di Ivrea, libera da diritti cui tutti possono accedere per creare altri prodotti, adattabili alle esigenze di ciascuno.

La mostra al Ma*Ga dà poi conto di progetti in cui il design incontra discipline come l’antropologia, la psicologia, o si trova ad analizzare il contesto dove determinate soluzioni possono trovare una realizzazione, interloquendo direttamente con l’utenza. Ad esempio, la Maidan Tent, la piazza coperta destinata ai migranti del campo profughi di Ritsona (Grecia) crea uno spazio comune polifunzionale in cui è possibile non solo avere un rifugio d’emergenza ma condividere e socializzare attività ed esperienze, organizzare eventi culturali, forum di discussione e molte altre attività nell’ottica di superare alcuni traumi da isolamento.

Sempre in questo ambitoè da segnalare l’esperienza di LiveinSlums, una ong che opera in territori urbani con forti criticità, coinvolgendo figure professionali appartenenti a diversi ambiti disciplinari: architetti, agronomi, paesaggisti, sociologi, antropologi, fotografi, designer e artisti. Dopo la costruzione di una scuola, con refettorio e dormitorio, che accoglie 300 tra bambini e bambine di Mathare, uno degli slum più grandi di Nairobi, si è trattato quindi di realizzare i prototipi degli arredi, la cui progettazione, affidata a Giacomo Moor, si è svolta insieme a giovani di Mathare, dando loro così la possibilità di imparare nuove tecniche, e accedere a un lavoro artigianale pagato.

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